02 Lug 2/7 Agricoltura in città: coltivazioni idroponiche a impatto zero
Nei prossimi anni la richiesta di cibo è destinata a crescere e le colture idroponiche – ovvero coltivazioni attuate in assenza del comune terreno agrario – possono rappresentare davvero il futuro del settore agroalimentare in quanto consentono di coltivare in qualsiasi luogo e condizione, all’aperto o al chiuso, in orizzontale o in verticale.
Da una parte si evita di consumare suolo, dall’altra diventa possibile la coltivazione direttamente nelle zone con un’elevata domanda di produzione agricola, con evidente risparmio dei costi connessi ai trasporti.
Il modello messo a punto presso il Politecnico, inoltre, ha la peculiarità di richiedere un consumo d’acqua virtualmente pari a zero, permettendo così la coltivazione anche nelle zone più aride e povere della Terra.
L’acqua necessaria alle coltivazioni è infatti prodotta tramite “Breathe”, un generatore di acqua atmosferica che funziona ad energia solare, e quindi ad impatto zero. La macchina è in grado di produrre la quantità di acqua necessaria al sistema idroponico per veicolare i nutrienti e le sostanze per la crescita della pianta. La pianta, una volta trattenute le sostanze a lei necessarie, “traspira” l’acqua utilizzata che viene recuperata dal sistema e, se necessario, integrata con nuovi nutrimenti prima di essere re- immessa in circolo.
Questo progetto si colloca all’ interno del più ampio contesto della “atmospheric water generation (AWG)” ovvero la produzione di acqua dall’aria per usi antropici (idratazione, coltivazione, etc.), è nato due anni fa presso il Dipartimento di Energia del Politecnico dal “Solar Penguins Team” e dal team di “Aquaseek”, futuro spin-off, e fa parte delle attività volte all’industrializzazione della proprietà intellettuale detenuta dal Politecnico. Gli inventori che hanno maggiormente contribuito a questo progetto sono il dottorando Vincenzo Gentile e il Professore Marco Simonetti.
Il funzionamento della macchina ricorda quello di un normale condizionatore domestico: in quest’ultimo caso però, per far condensare l’acqua, è necessario scendere a temperature inferiori a quelle ambientali, mentre la soluzione messa a punto al Politecnico riesce a raccogliere l’acqua presente nell’aria senza scendere sotto le temperature ambientali grazie all’impiego di particolari materiali che agiscono come spugne.
“Nella fase iniziale del progetto abbiamo usato sfere di silica gel, mentre ora utilizziamo un nuovo materiale, sviluppato da noi, biocompatibile e derivato da prodotti che si utilizzano normalmente in ambito alimentare – ha spiegato il Professor Simonetti – Il vapore ambientale viene prima assorbito da queste sfere, quindi fatto evaporare tramite innalzamento della temperatura e fatto condensare nuovamente al di fuori del materiale di raccolta, a temperatura ambiente, ovviamente stando attenti a filtrare l’acqua raccolta per ripulirla da possibili elementi inquinanti”.
Articolo di Alessandro Crea su Tom’s Hardware https://www.tomshw.it/altro/coltivazioni-idroponiche-a-consumo-dacqua-zero-la-soluzione-del-politecnico-di-torino/