11 Ott 11/10 Addio finanziamenti per lo sviluppo rurale al Sud?
L’Italia è molto lontana dall’aver realizzato al Sud investimenti pubblici pari allo 0,43% del Pil medio annuo per il 2014-2020. Questa era la condizione d’obbligo posta dalla Ue, e da completare irrevocabilmente nei prossimi due mesi, per mantenere al livello attuale i fondi strutturali cofinanziati dall’Unione europea.
Di conseguenza, alcune regioni in ritardo di sviluppo rischiano di andare in disimpegno automatico sul Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. Così tutte le regioni del Sud Italia, anche quelle virtuose, rischiano di perdere una parte dei fondi europei a cominciare da quelle in corso della programmazione 2014-2020. Per finire a quelle riguardanti sia il Feasr che la futura programmazione, quella 2021-2027, che andrà in discussione e approvazione definitiva nei prossimi mesi.
Servirebbe d’urgenza una riprogrammazione forte e incisiva. Forte, perché occorre spendere meglio i soldi che già sono stati stanziati con un’idea precisa a livello nazionale. Incisiva, perché occorre promuovere e far decollare quei processi di innovazione indispensabili a trattenere i giovani nei territori: senza di loro, nel giro di qualche generazione, si potrebbe arrivare all’abbandono totale.