11 marzo 2011: l’incidente nucleare di Fukushima

11 marzo 2011: l’incidente nucleare di Fukushima

L’ 8 novembre 1987 l’Italia votò la rinuncia al Nucleare e lo smantellamento delle strutture esistenti in Italia. Poi, nella metà del primo decennio di questo secolo, è stata respinta la proposta di riaprire il dossier e l’11 marzo 2011 la tragedia di Fukushima e le sue conseguenze ci ricorda della bontà delle scelte fatte allora dai cittadini italiani.

Ma come è la situazione in Giappone dopo dieci anni dall’azione combinata di terremoto + maremoto che distrusse tre reattori nucleari e che ancora oggi rende off-limits 400 chilometri quadrati di territorio e costretto all’evacuazione 184.000 cittadini e all’emigrazione forzata oltre 40.000 persone  (e per fortuna siamo in una delle zone meno popolate del paese)?

Basti dire che da queste parti dovrebbe passare la torcia olimpica in direzione di Tokyo, dove il 23 luglio dovrebbero cominciare le Olimpiadi 2020, e la radioattività è talmente elevata che si sconsiglia sia il passaggio che la sosta di persone ad attenderla.

I lavori di recupero, messa in sicurezza, ripristino dell’ambiente viaggiano in assoluta precarietà. Una lettera di Ruiko Mutō, attivista di “Le donne di Fukushima contro il nucleare” e delegata dei querelanti del processo penale contro gli ex diligenti Tokyo Electric Power Company (TEPCO) descrive:

“Nonostante l’opposizione dei pescatori e dei comuni della prefetture di Fukushima, l’acqua contaminata radioattiva sta per essere sversata nel mare, il terriccio prodotto dalla decontaminazione del suolo, dunque radioattivo, è interrato nei campi e gli esperimenti di coltivazione di legumi stanno andando avanti;

Riguardo la salute dei bambini, si sta scegliendo di diminuire il numero degli esami per i controlli della tiroide, ritenendoli eccessivi;

Dopo dieci anni dalla fusione, si è scoperto che le coperture dei reattori N°2 e N°3, sono altamente contaminate e che la TEPCO non ha mai predisposto un piano definitivo per lo smantellamento e per la

demolizione.

Si cerca di occultare tutti i danni causati dall’incidente nucleare di Fukushima , le vittime sono abbandonate alla loro sorte, le misure di protezione dalla radioattività stanno scemando: questi sono segni evidenti della volontà di insabbiare la responsabilità per la catastrofe nucleare. Nel 2020, nel comune di Futaba, è stato aperto un museo per tramandare il ricordo dell’incidente nucleare, le vittime stesse però raccontano di persona ai visitatori una versione della catastrofe che non compromette e non critica la TEPCO e il governo. Quest’anno la frase “La ricostruzione è un dovere dello Stato” è sparita dal documento del novembre 2020 redatto dalla commissione investigativa del governo per gli interventi futuri nei comuni della prefettura di Fukushima. In seguito, l’ufficio della commissione ha accolto le critiche dalla prefettura di Fukushima e  dell’opposizione ed ha inserito nuovamente questa frase nel documento a fine febbraio 2021.

Per la “Ricostruzione” di Fukushima in questi anni si è realizzato, nel 2016, il costosissimo centro per lo sviluppo di dispositivi medici costruito con il denaro stanziato per la ricostruzione, attualmente già in passivo; è invece in stato di abbandono la centrale eolica costituita da tre generatori costruita nell’oceano nel 2012 e in funzione dal novembre 2013, dunque è in procinto di essere smantellata perché non assicura gli stessi profitti dell’energia nucleare”.