19 Apr 19/4 Cambiamenti climatici: i parassiti arrivati in Italia
Negli ultimi 150 anni sono arrivate in Italia circa 70 specie di parassiti esotici dannosi alle piante a causa dei cambiamenti climatici, che ne hanno facilitato l’acclimatazione. Quelli insediatisi negli ultimi due decenni sono quasi un terzo. Il risultato è che stiamo assistendo ad un allarmante crescendo di infausti pullulare di fitoparassiti, quali, ad esempio, la Diabrotica del mais (dal 1998), la Cimice dei pinoli (1999), il Cinipide del Castagno (2002), il punteruolo rosso delle palme (2004), la Xylella dell’ olivo (2008), la Piralide del bosso (2011), la Cimice marmorata asiatica (2012) dei fruttiferi, soprattutto pere, e di molte colture erbacee, fino alla nuova razza di ruggine del grano (2016) in Sicilia. Parassiti i cui danni economici ed ambientali da loro arrecati sono incommensurabili.
In più aggiungiamo che siamo piuttosto limitati nella lotta a questi parassiti in quanto recenti normative hanno vietato, con ragione, l’uso di numerosi fitofarmaci, in quanto pericolosi per la nostra salute. Come muoversi? Esternamente cercando di impedire l’introduzione di specie esotiche con filtri supplementari alle dogane. Poi la scienza dovrebbe aiutare a selezionare piante resistenti a questi parassiti. C’è allo studio anche la possibilità di reintrodurre antiche varietà di piante, forse meno belle e meno produttive, ma in grado di reagire alle avversità presenti.
In occasione dell’Earth Hour 2019, promosso dal Wwf, sono stati diffusi dati importanti sugli effetti dei cambiamenti climatici. Per quello che riguarda la produzione agricola mondiale, si è messo in evidenza il rischio capitale sulle emissioni inquinanti che se non verranno ridotte entro la fine del secolo, secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, porteranno una diminuzione della produzione di grano del 20%, di quella della soia del 40% e di quella del mais del 50%.