07 Dic 2023 secondo tra gli anni più caldi dal 1800: quale conto paga l’agricoltura
In Italia l’anno 2023, con la temperatura più elevata mai registrata, è stato caratterizzato finora da una media di oltre 9 eventi climatici estremi al giorno lungo la Penisola. Questi eventi includono grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento.
Questa constatazione proviene da uno studio della Coldiretti, basandosi sui dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) e facendo riferimento alle informazioni fornite dal Copernicus Climate Change Service dell’Unione europea. Secondo tali dati, il 2023 è destinato a diventare l’anno più caldo a causa di un novembre che ha segnato un record con una temperatura superiore di 0,85°C rispetto alla media del periodo 1991-2020.
A livello globale viene sottolineato che ogni mese a partire da giugno 2023 è risultato il più caldo mai registrato. Finora, più di un terzo dei giorni dell’anno ha registrato temperature superiori di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale, un tema centrale alla 28a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 28) di Dubai.
E’ di conseguenza evidente una chiara tendenza alla tropicalizzazione, con un aumento delle temperature in Italia accompagnato da una maggiore frequenza di eventi climatici violenti, cambiamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, e un rapido passaggio da condizioni meteorologiche calde a maltempo.
Il cambiamento climatico sta avendo pesanti conseguenze sull’ economia, in particolare sull’agricoltura italiana. Nel 2023, l’agricoltura ha subito danni che superano i 6 miliardi di euro a causa dei cambiamenti climatici, con una riduzione del 20% nella produzione di vino, del 30% per le pesche e del 63% per le pere. Anche la produzione di miele è stata praticamente dimezzata, con le api che fungono da indicatori dello stato di salute dell’ambiente.
Il 2023 si colloca attualmente al secondo posto tra gli anni più caldi in Italia dal 1800, con una temperatura superiore di 1,05 gradi rispetto alla media storica. Questa tendenza conferma il surriscaldamento anche a livello nazionale, con la maggior parte degli anni più caldi concentrati nell’ultimo decennio, tra cui il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.