22 Ago 22/8 Microplastiche: l’OMS chiede studi sull’impatto per la salute umana
In seguito alla pubblicazione di un’analisi dello stato della ricerca sulle microplastiche nell’acqua potabile, oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha lanciato un appello per «condurre una valutazione approfondita delle microplastiche presenti nell’ambiente e delle loro potenziali conseguenze sulla salute umana e ha chiesto anche di «ridurre l’inquinamento da plastica per proteggere l’ambiente e ridurre l’esposizione umana».
Maria Neira, direttrice del dipartimento salute pubblica, ambiente e determinanti sociali della salute dell’Oms, ha sottolineato che «E’ urgente saperne di più sulle conseguenze delle microplastiche sulla salute, perché sono presenti dappertutto, compreso nell’acqua che beviamo. Secondo le informazioni limitate di cui disponiamo, le microplastiche presenti nell’acqua potabile non sembrano presentare dei rischi per la salute, almeno ai livelli attuali. Ma dobbiamo approfondire la questione. Dobbiamo anche ostacolare l’aumento dell’inquinamento da plastica in tutto il mondo».
Secondo l’analisi, che presenta una sintesi delle ultime conoscenze sulle microplastiche nell’acqua potabile, «Quelle con una dimensione superiore ai 150 micron non sono in principio assorbite dall’organismo umano e l’assorbimento dei particolati più piccoli dovrebbe essere limitato. L’assorbimento e la distribuzione di particolato microplastico molto piccolo, in particolare di nanoparticolato, dovrebbe però essere più elevato, anche se i dati al riguardo sono molto limitati».
Secondo l’Oms sono necessarie nuove ricerche «per valutare più esattamente l’esposizione alle microplastiche e le loro potenziali conseguenze sulla salute umana. Bisognerà in particolare mettere a punto dei metodi standardizzati per misurare il particolato di microplastica nell’acqua, realizzare nuovi studi sulle fonti e la presenza di microplastiche nell’acqua dolce e valutare l’efficacia delle diverse procedure di trattamento».
L’Oms raccomanda I fornitori di acqua potabile e alle autorità che regolamentano il settore idrico di «Dare la priorità alla rimozione degli agenti patogeni microbici e dei prodotti chimici che presentano dei rischi comprovati per la salute umana, per esempio quelli che provocano malattie diarrotiche mortali. Questo approccio ha un duplice vantaggio: infatti, i sistemi di trattamento delle acque reflue e di acqua potabile che trattano feci e sostanze chimiche contribuiscono efficacemente alla rimozione delle microplastiche. Il trattamento delle acque reflue è un mezzo per rimuovere oltre il 90% delle microplastiche presenti in queste acque, il metodo più efficace in questo senso è il trattamento terziario (ad esempio la filtrazione). Il trattamento convenzionale dell’acqua potabile permette di rimuove le particelle di dimensioni inferiori al micron».
Ma l’Oms conclude ricordando che «Tuttavia, gran parte della popolazione mondiale non beneficia attualmente di sistemi adeguati per il trattamento delle acque e delle acque reflue. Affrontando il problema dell’esposizione umana all’acqua contaminata con le feci, le comunità possono agire simultaneamente su quello posto dalle microplastiche».
Fonte: greenreport