27 Lug 27/7 Per realizzare un efficace monitoraggio del cinghiale
Lo studio “Estimating wild boar density and rooting activity in a Mediterranean protected area”, pubbicato su Mammalian Biology da Francesco Ferretti e Niccolò Fattorini del Dipartimento scienze della vita dell’università di Siena e , promosso dall’Ente Parco Regionale della Maremma, fornisce indicazioni su un tema particolarmente importante per le aree protette e per la tutela degli habitat di interesse per la conservazione: un efficace monitoraggio della densità e dell’impatto sull’ambiente naturale del cinghiale.
Ferretti e Fattorini spiegano che «La mitigazione degli impatti ecologici e economici del cinghiale è una delle sfide più importanti per la gestione della fauna selvatica a livello globale. Il monitoraggio è fondamentale per valutare l’efficacia di azioni volte a ridurre la densità di questo ungulato e i relativi impatti su habitat e agricoltura».
I ricercatori dell’Università di Siena lavorano da anni sul monitoraggio delle popolazioni di ungulati, anche in collaborazione con enti territoriali come il Parco della Maremma, che ha fortemente incoraggiato e supportato questo studio e la – spiega la presidente del Parco, Lucia Venturi, sottolinea che «L’Ente Parco realizza da numerosi anni un complesso di azioni mirate alla prevenzione dei danni alle colture, al monitoraggio e al controllo degli ungulati. pertanto la conoscenza delle densità delle popolazioni di ungulati è fondamentale nella pianificazione gestionale».
I ricercatori ricordano che «La Toscana, con il suo esteso patrimonio forestale è una delle regioni italiane con la più alta densità di animali selvatici, che rappresentano una componente di cui tenere conto nella gestione della coesistenza tra natura e attività antropiche».
Nello studio si legge che «La mitigazione degli impatti ecologici/economici del cinghiale Sus scrofa è una delle questioni più impegnative nella gestione della fauna selvatica in tutto il mondo. Il monitoraggio della densità della popolazione e dell’impatto del cinghiale è fondamentale per pianificare azioni di gestione appropriate per ridurne la densità, l’impatto ambientale e il rischio epidemiologico, nonché per valutare l’efficacia del controllo».
Il metodo messo a punto per il monitoraggio, definito in precedenza in collaborazione con colleghi biologi e statistici dell’Ateneo senese e del Museo di Storia Naturale della Maremma, è stato ora ulteriormente sviluppato dai ricercatori attraverso la stima di un apposito fattore che consente di valutare la densità di animali attraverso la conta di escrementi in settori campione.
«Nel 2018 e 2019 – spiegano ancora Ferretti e Fattorini – abbiamo svolto rilievi con cui abbiamo sia stimato la densità di popolazione del cinghiale, sia individuato gli ambienti in cui sono più estesi i segni di “grufolamento”, cioè l’attività con cui il cinghiale cerca cibo scavando nel terreno, e che quindi sono più vulnerabili all’impatto di questo ungulato».
La Venturi aggiunge: «L’applicazione ripetuta nel tempo ci permette di comprendere la variazione della densità di individui in una determinata zona, per valutare gli effetti delle strategie di gestione messe in atto».
I due ricercatori senesi concludono: «Il nostro lavoro mostra come effettuare contemporaneamente stime della densità del cinghiale e valutazione dell’impatto in ambienti naturali, che è particolarmente importante per le aree protette e/o gli habitat di interesse per la conservazione in tutto il bioma mediterraneo distribuito a livello globale».