10 Dic Clima: 33 governi sotto accusa, ora tocca ai giudici
La causa è stata presentata due mesi fa davanti alla corte di Strasburgo che l’ha accolta urgentemente riconoscendo l’urgenza della situazione ed evidentemente la fondatezza delle accuse dei sei accusatori. Si tratta secondo i commentatori ma anche secondo l’avvocato degli attivisti, della causa più importante che la stessa Corte di giustizia europea ha mai affrontato.
I querelanti sostengono che è necessaria un’azione più severa in materia di clima per salvaguardare il loro futuro benessere fisico e mentale, per prevenire la discriminazione contro i giovani e per proteggere il loro diritto ad esercitare all’aperto e a vivere senza preoccupazioni.
Il casus belli
La causa è stata presentata a settembre, dopo che il Portogallo ha registrato il luglio più caldo degli ultimi 90 anni. È stata avviata tre anni fa dopo i devastanti incendi boschivi in Portogallo che hanno ucciso più di 120 persone. Quattro dei querelanti sono di Leiria, una delle zone più colpite. Gli altri due ricorrenti vivono a Lisbona, che nel 2018 ha raggiunto il record di calore del 44C (111F).
Il dodicenne André Oliveira, uno dei giovani ricorrenti, ha dichiarato in una dichiarazione: “Mi dà molta speranza sapere che i giudici della Corte europea dei diritti umani riconoscono l’urgenza del nostro caso. Ma quello che mi piacerebbe di più è che i governi europei facessero immediatamente ciò che gli scienziati dicono sia necessario per proteggere il nostro futuro”. Finché non lo faranno, continueremo a lottare con più determinazione che mai“.
I giovani candidati sono rappresentati da avvocati britannici, tra cui Marc Willers, che è un esperto di leggi ambientali e sui cambiamenti climatici, e sostenuto dall’ONG Global Legal Action Network (Glan) con sede a Londra e Dublino.
“Questi giovani coraggiosi hanno superato un grosso ostacolo nel perseguire una sentenza che obbliga i governi europei ad accelerare i loro sforzi di mitigazione del clima“, ha detto Gerry Liston, responsabile legale di Glan. “Questo processo arriva con poche settimane di anticipo rispetto alla decisione dell’UE sull’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030. Niente di meno di una riduzione del 65% entro il 2030 sarà sufficiente per gli Stati membri dell’UE a rispettare i loro obblighi nei confronti dei giovani candidati e di innumerevoli altri“.
Il precedente
Dal 1990 sono state intentate più di 1.300 cause legali in materia di clima in tutto il mondo. La più riuscita finora è stata nei Paesi Bassi, dove la Fondazione Urgenda ha costretto il governo a ridimensionare le centrali elettriche a carbone e ad adottare altre misure di conformità per un valore di circa 3 miliardi di euro (2,7 miliardi di sterline).
L’impatto che i giudici di Strasburgo potrebbero avere è potenzialmente maggiore in quanto siedono in un tribunale che stabilisce gli standard e questo caso supera molteplici confini internazionali.
La corte ha anche compiuto l’insolito passo di ampliare la sua considerazione del caso chiedendo ai 33 paesi di spiegare se la loro incapacità di affrontare il riscaldamento globale viola l’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani, che protegge il diritto a non essere sottoposto a “trattamenti disumani e degradanti”.
Il direttore del Glan, Gearóid Ó Cuinn, si è detto incoraggiato dal senso di urgenza dei giudici. “Poiché solo una minuscola minoranza di casi presentati alla Corte europea dei diritti dell’uomo vengono accelerati e comunicati, questo sviluppo è molto significativo”. Si tratta di una risposta appropriata da parte del tribunale, data la portata e l’imminenza della minaccia che questi giovani devono affrontare a causa dell’emergenza climatica“.
Fonte: Eduardo Lubrano – Impakter.it