18 Lug Crisi di governo: le criticità aperte da risolvere sono notevoli
La decisione del Movimento 5 Stelle di non votare la fiducia sul decreto Aiuti ha di fatto aperto una crisi di governo, con Mario Draghi salito al Colle dal presidente della Repubblica Mattarella e un rendez-vous alle Camere, quando si deciderà se confermare o meno le dimissioni di Mario Draghi, previsto per mercoledì prossimo. Si rischia di far traballare una serie di dossier economico-finanziari chiave nei programmi dell’esecutivo.
A partire dalla Manovra finanziaria, per evitare anche di cadere nelle pastoie dell’esercizio provvisorio, fino al rispetto delle scadenze PNRR di fine anno, passando per gli aiuti contro il caro energia e il ddl Concorrenza.
Legge di bilancio 2023: si rischia l’esercizio provvisorio
Andare a votare a fine estate o inizio autunno con il rischio di un esercizio provvisorio sulla Legge di bilancio 2023 è il fantasma che aleggia sulla crisi di Governo. In base a quanto previsto dall’articolo 81 della Costituzione, nel caso in cui il Parlamento non sia in grado di approvare la nuova manovra di bilancio entro fine anno è concesso più tempo, fino a un massimo di quattro mesi, durante i quali lo Stato ha però una capacità di spesa ridotta.
PNRR a rischio?
Storicamente in Italia l’esercizio provvisorio si è realizzato decine di volte in passato. Addirittura, tra il 1948 e il 1968 è stata la regola per cui sulla legge di bilancio sappiamo bene quale scenario si apre. Diverso è quello relativo al Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove sarebbe una prima assoluta.
Alcuni passaggi decisivi previsti nei prossimi mesi potrebbero infatti traballare in assenza di un Governo stabile.
Il primo di questi passaggi riguarda il controllo che la Commissione europea svolge sugli obiettivi raggiunti entro la scadenza del 30 giugno. Check che permette o meno di sbloccare la seconda rata dei fondi PNRR.
Il rischio è che l’Italia non sia più percepita a Bruxelles come un interlocutore affidabile. Il dialogo politico positivo con le istituzioni europee, Commissione in primis, è infatti una prerogativa indispensabile per mettere al riparo le risorse PNRR.
Non solo. La crisi di Governo rischia di rallentare gli ingranaggi della macchina amministrativa e mettere così in bilico gli obiettivi da raggiungere nel secondo semestre del 2022, con 55 tra milestones e target cui ottemperare, ancora di più rispetto ai 45 previsti per il primo semestre.
Non è solo una questione numerica ma soprattutto di una serie di scelte che riguardano la politica con dossier estremamente delicati che indirizzeranno l’Italia nei prossimi decenni. Si pensi al Ddl Concorrenza, che già nei mesi scorsi ha creato divisioni all’interno della maggioranza, ma anche al decreto Fiscale e al decreto Semplificazioni, i cui temi da sempre rappresentano oggetto di divisione tra partiti.
Urgenza fine mese: gli aiuti a imprese e famiglie
Abbiamo in corso d’opera un dossier che rischia di non vedere la luce, il cosiddetto decreto Luglio. Cosidetto perché atteso per fine mese. Un provvedimento da circa 10 miliardi che dovrebbe non solo prorogare le misure di aiuto per le imprese colpite dai rincari energetici ma anche allargare la platea del cosiddetto bonus sociale quello cioè rivolto alle famiglie per pagare le bollette.
Inoltre, sul fronte imprese, la mancata approvazione rischia di far annullare i crediti d’imposta per le imprese energivore e gasivore. L’Esecutivo dovrebbe correggere la questione “de minimis” sui crediti d’imposta energia.
Il decreto Aiuti – lo stesso che ha innescato la crisi di Governo – ha previsto che i crediti d’imposta previsti per l’acquisto da parte delle imprese non energivore di gas ed energia elettrica siano sottoposti alla normativa “de minimis”. Peccato che negli ultimi 3 anni il numero di imprese che ha ottenuto aiuti dallo Stato sia cresciuto notevolmente, prima per far fronte all’emergenza Covid, poi per via della guerra in Ucraina. Di conseguenza la norma introdotta nel decreto Aiuti potrebbe avere un effetto opposto a quello voluto dai tax credit: alcune imprese, particolarmente danneggiate dalla crisi e che avrebbero diritto a contributi che superano sensibilmente i 200 mila euro, potrebbero trovarsi ad ottenere un tax credit ridotto all’osso o nullo per l’acquisto di energia e gas.