25 Nov 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Siamo ancora tutti colpiti dalla tragica vicenda di Giulia Cecchettin, 22enne uccisa per mano del suo ex fidanzato, che tuttavia è soltanto l’ultima delle 107 vittime di femminicidio da inizio anno in Italia. Dato che purtroppo non è che una goccia nell’oceano visto che uno studio delle Nazioni Unite ha evidenziato come, nel 2022, ogni ora 5 donne sono morte per mano di partner, ex partner o familiari per 137 femminicidi al giorno nel mondo. Mondo che, si badi bene, è variegato per convinzioni religiose, forme di governo, tradizioni culturali che condividono tutte la normalità nella violenza degli uomini sulle donne.
I dati diffusi dal Ministero dell’Interno relativamente al periodo 1° gennaio-19 novembre 2023 confermano che le vittime di omicidio di «sesso femminile» sono state 107: di queste, 87 sono state uccise in ambito familiare e affettivo e in 55 casi l’omicida era un partner o un ex partner. L’area in cui avvengono prncipalmente i femminicidi è quindi l’area più privata delle nostre vite, e questo ci dovrebbe insegnare a vigilare sui nostri cari e curare meglio le relazioni con i nostri figli, che spesso si rivelano inaspettatamente fragili quando le sollecitazioni che vengono dalla scuola, da internet e dalla televisione ci lascerebbero intendere che essi hanno molte più conoscenze e una mentalità più aperta e inclusiva.
Sappiamo che moltissime donne, dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin, hanno fatto ricorso all’1522, il numero antiviolenza e stalking conscie di stare vivendo una situazione troppo simile a quella raccontata dalle cronache. L’1522 è stato attivato, fin dal 2006, dal Dipartimento per le Pari Opportunità con l’obiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Se il numero di chiamate ricevute dall’1522 era giè in aumento dall’inizio della pandemia, negli ultimi giorni è praticamente raddoppiato: dalle 200 telefonate quotidiane si è arrivati alle 400, che aumentano a 500 se si considerano anche le richieste d’aiuto pervenute tramite chat ed App.
Il rapporto Istat su «i Centri Antiviolenza e le donne che hanno avviato il percorso di uscita dalla violenza» espone numeri molto importanti nelle dimensioni: nel 2022 le vittime che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza (CAV) sono state 60.751, in aumento del 7,8% rispetto al 2021.
Il profilo degli autori delle violenze ricalca quello dei femminicidi: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta sempre di partner ed ex-partner: uomini che non accettano la fine di una relazione o partner abusanti (spesso, entrambe le cose). Inoltre, nel 2022 aumenta l’offerta di Centri antiviolenza: in totale sono 385, +3,2% rispetto al 2021; aumentano gli sportelli di ascolto contro la violenza, che favoriscono la prossimità territoriale della rete di protezione per le donne, ma per il 30% di loro il rischio di recidiva è altissimo. Le richieste delle vittime sono le più disparate: ascolto, supporto psicologico, ma anche sostegno nella ricerca di un lavoro e di una casa, per trovare il modo di uscire da relazioni che le vedono oggetto di vessazioni fisiche, psicologiche, economiche.
Il 25 novembre non è una data scelta a caso per proclamare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E’ stata scelta nel ricordo di un brutale assassinio, avvenuto il 25 novembre 1960 nella Repubblica Dominicana, ai tempi del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Tre sorelle, Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, considerate rivoluzionarie perché impegnate politicamente, furono torturate, massacrate, strangolate. Buttando i loro corpi in un burrone, venne simulato un incidente, al quale nessuno credette. L’indignazione per la loro uccisione pose l’attenzione del mondo sul regime dominicano e sulla sua cultura machista. Trujillo fu ucciso e il regime cadde pochi mesi dopo l’assassinio delle sorelle Mirabal, soprannominate mariposas (farfalle), come ricorda Save the Children. L’unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele, si è occupata dei sei nipoti orfani e di portare avanti la memoria delle sorelle.
Fermare la strage di donne vittime di femminicidio, senza se e senza ma al di là di discussioni ideologiche, di costume o di convenienza è un imperativo pubblico e privato perchè non vogliamo continuare a piangere le tante Giulia, uccise per mano di chi diceva di amarle.