16 Dic Aumenti e conguagli: cosa ci sarà in più a gennaio 2025 nelle pensioni
Nulla o poco di nuovo è stato introdotto sulle pensioni, dopo tante chiacchiere e annunci, nella Legge di Bilancio, se si escludono le conferme dei pensionamenti del 2024 che dovevano scadere il 31 dicembre e sono stati estesi anche al 2025, se non oltre. Chi si aspettava novità che favorissero il pensionamento a 60 anni di età nel 2025 non troverà alcuna novità. Neanche coloro che abbiano superato i 35 anni di contributi ma non hanno diritto, per tipologia di lavoro o per condizioni, a nessuna misura di pensionamento attualmente in vigore, troveranno buone notizie.
Alcuni strumenti di pensionamento anticipato rimangono ancora in vigore e potrebbero essere molto utili per anticipare le uscite anche nel 2025. In effetti, al contrario di quanto si crede, ci sono misure che possono diventare fondamentali per evitare di restare impigliati nelle regole della riforma Fornero, che non permettono un pensionamento nel 2025.
Come sempre accade a gennaio, ci saranno gli aumenti per via della solita rivalutazione, che per il prossimo rateo sarà pari allo 0,8%, un tema che abbiamo già trattato qualche giorno fa. Una tristezza se lo confrontiamo agli anni precedenti: a gennaio 2023 le pensioni furono incrementate in un solo colpo del 7,3% e a gennaio 2024 salirono del 5,4%. Parliamo sempre di pensioni che hanno diritto alla rivalutazione piena del loro importo perché sono al di sotto di 4 volte il trattamento minimo INPS. Il meccanismo della rivalutazione 2025 salvaguarda i pensionati con trattamenti al di sotto di questo limite. Di conseguenza, fino a 4 volte il trattamento minimo INPS, che più o meno significa pensioni di circa 2.400 euro al mese, le pensioni saliranno dello 0,8%. Chi oggi prende di pensione 938 euro a gennaio riceverà 945 euro al mese.
Niente conguagli sulla pensione di gennaio 2025, ecco perché.
Ogni gennaio le pensioni sono rivalutate su un tasso di inflazione provvisorio. Parliamo del tasso di inflazione dell’anno precedente, ma calcolato sulla variazione dell’indice dei prezzi fino a settembre di quell’anno. Mancando un intero trimestre, se l’inflazione continua a salire, è evidente che si finisce con una rivalutazione più bassa di quella che doveva essere, generando i conguagli a credito per i pensionati. Un esempio chiarirà meglio il tutto. Nel 2023, le pensioni a gennaio salirono del 7,3% perché il tasso di inflazione provvisorio era quello per il 2022. Poi si scoprì, grazie ai dati dell’ultimo trimestre 2022, che l’inflazione era esattamente dell’8,1%. La differenza dello 0,8% generò un credito a favore dei pensionati per tutti i ratei da gennaio 2023 a dicembre 2023. Con un conguaglio a credito che nel 2023 arrivò in via eccezionale a dicembre, ma che invece di norma arriva ogni gennaio.
Il 2024 si è chiuso con il tasso di inflazione provvisorio che è stato confermato come definitivo
Questo evento non si è ripetuto a dicembre, perché non sono stati previsti conguagli con l’ultimo rateo del 2024. Ma non ci saranno nemmeno a gennaio. Perché nel 2023, l’inflazione provvisoria al 5,4% è rimasta inalterata anche nel 2025. Quindi, il 5,4% di aumento era da applicare e così è stato. Proprio alla luce di tutto questo, a gennaio non è prevista alcuna erogazione aggiuntiva rispetto a quegli aumenti dello 0,8% citati nei paragrafi precedenti. Pochi aumenti in arrivo e niente conguagli a credito. Ecco le due cattive notizie delle pensioni di gennaio 2025.
fonte: Investire Oggi.