14 Dic E’ la burocrazia italiana che frena la mobilità elettrica?
La mobilità elettrica ha bisogno di una rete di colonnine, non resterebbe altro che creare l’infrastruttura in giro per l’Italia. Ma per realizzarlo occorre superare un oceano di carte e bolli proprio della nostra “solita” burocrazia.
La volontà di realizzare questa benedetta infrastruttura, i progetti chiari e anche il denaro occorrente non sono sufficienti. Eppure, la necessità di dotare il nostro Paese di una rete di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici è ormai stringente e i tempi sono stretti perché la rivoluzione “a batterie” è in transito.
Ma localmente sono le singole burocrazie locali a rendere il percorso ad ostacoli. Norme vaghe, molto spesso contraddittorie, che frenano ogni iniziativa. Ad esempio, Enel X ha il know how tecnologico e i fondi per sviluppare questa rete.
“Quello che ci frena – ha raccontato Francesco Venturini, AD di Enel X, – non è la volontà di sindaci e giunte, sempre entusiasti quando si parla di mobilità elettrica, ma sono i numerosi iter burocratici da affrontare dopo la decisione politica. Le norme che regolano gli interventi sul territorio sono spesso leggi e regolamenti emanati dagli enti locali, soprattutto Comuni, e sono diversi da un’amministrazione all’altra. Per cui quando si chiedono i permessi per la messa in opera di un punto di ricarica i tempi si allungano a causa delle infinite e incerte pratiche da istruire. Al momento l’unica soluzione per evitare ulteriori ritardi è di installare i punti di ricarica su terreni privati, una scelta non indolore perché più onerosa in termini di costi da sostenere. Su questi aspetti il Governo si è già espresso, sottolineando come per lavori e investimenti di rilevanza nazionale sia necessaria un’autorità centrale capace di decidere e imporre le proprie regole a tutti gli altri attori della pubblica amministrazione”.
E tanto per capire l’entità della posta in gioco, Enel X stima che un’aera di ricarica con colonnine a 300 kW, ovvero del tipo che saranno sistemate lungo le autostrade italiane, costa tra i 250 e i 300 mila euro (la differenza di costo è data dalla distanza dell’area alla rete a cui si dovrà attaccare). Al momento è previsto di attivare entro breve, brevissimo tempo, almeno 70 punti di ricarica autostradali che dovranno sperimentare modi e termini di utilizzo. Però le incertezza che gravano sul futuro delle concessioni autostradali, soprattutto per quella più importante ovvero quella che fa capo ad Aspi, non aiuta a velocizzare il processo. E dopo questo passo si dovranno “elettrificare” le città e qui i problemi sono ancora più grossi anche se, sempre Enel X, ha già pronta a Roma la prima area di servizio completamente elettrica (in stile Tesla) che aspetta solo di essere inaugurata.
Una buona novità è venuta con il Decreto Semplificazione emanato in luglio e che con gli incentivi per le auto ha inidcato nuove norme procedurali meno caotiche per installare le colonnine. Qui l’intervento del Governo è stato positivo perché si è stabilito che le Amministrazioni comunali sono obbligate a mettere a disposizione aree adatte perché devono dotarsi di punti di ricarica per le auto elettriche. Questa norma ha velocizzato le procedure per ottenere i permessi e avviare i lavori.