25 Feb Con la Riforma qualsiasi sportivo (anche dilettante) diventerà lavoratore
La riforma dello sport preparata e caldeggiata dall’ex ministro del governo Conte Vincenzo Spadafora sembrava dovesse deragliare vicino alla deadline del 28 febbraio, giorno in cui la mancata approvazione avrebbe annullato tutto il pacchetto dei sei decreti preparati per superare l’ostracismo dei dirigenti delle Federazioni che proprio non ne volevano sapere di abbandonare poltrone che in alcuni casi occupano da un ventennio.
Invece i 5 decreti approvati a novembre 2020, parzialmente modificati dalle interlocuzioni con la Conferenza Stato-Regioni, sono stati discussi nel pomeriggio di ieri in un preconsiglio dei ministri che ne confermerà l’approvazione definitiva nel CdM odierno per la conversione in legge, saltando la fase finale delle discussioni nelle commissioni parlamentari.
Rispetto alla legge delega, rimarrà comunque fuori dal testo la riforma della governance dell’ordinamento sportivo, ovvero la parte relativa a Coni e federazioni. Un aspetto che aveva provocato l’interessata alzata di scudi del CIO, che aveva minacciato l’esclusione dell’Italia dai Giochi olimpici paventando una indebita intromissione dello Stato italiano nell’autonomia dello sport.
Le novità presenti nella legge, dopo un iter durato quasi tre anni che va a modificare un settore regolamentato da una norma di 40 anni fa, la legge 91/1981, sono molte e avranno delle conseguenze importanti. Ecco le principali.
- Nasce la figura del lavoratore sportivo, che comporterà un aumento delle tutele per gli atleti dilettanti.
- Svolta societaria per le associazioni sportive dilettantistiche con la ridefinizione del concetto di scopo di lucro e la possibilità di distribuire dividendi e di acquisire qualsiasi tipologia di forma societaria tra quelle previste
dal titolo V del codice civile. - Ridefinizione delle norme che regolano l’attività dei procuratori sportivi, nonché quelle per gli impianti e gli stadi.
- Stretta sulla sicurezza per le discipline sportive invernali e aumento delle tutele degli atleti disabili, con l’introduzione delle sezioni paralimpiche nei corpi civili e militari dello stato.
Aspetti più caratterizzanti della figura del lavoratore sportivo a partire dall’1 luglio 2022: tutti i rapporti lavorativi superiori alla no-tax area dei 10mila euro con giocatori, allenatori, dirigenti, preparatori ed anche arbitri (sarà dunque compito delle varie federazioni) prevederanno il versamento di contributi previdenziali al 10% più una tassazione “flat” al 15% per le somme fino a 65mila euro.
Da verificare la possibilità di una decontribuzione fino al 60% per i primi due anni di entrata in vigore della norma che era stata ipotizzata a novembre 2020. Resta in vigore l’abolizione del vincolo sportivo stabilito da uno dei 5 decreti, che però verrà applicata progressivamente entro 5 anni anziché entrare in vigore a luglio 2022 come nella precedente versione.