26 Lug Scuola e vaccini: siamo ancora una volta punto e a capo
(di Eduardo Lubrano).
Scuola e vaccini: poco più di un mese e mezzo all’inizio del prossimo anno scolastico e l’Italia è alla prese con uno dei suoi soliti pasticci politici. Perchè al di là della testardaggine e della poca consistenza delle tesi non Vax la questione della salute pubblica nazionale da noi è diventata una questione di convenienza politica. E dunque anche nella scuola. La scuola è un diritto per ogni cittadino perchè l’istruzione significa essere liberi di poter fare le proprie scelte senza subire quelle di altri ed è un diritto riconosciuto dall’obiettivo numero 4 dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile.
I numeri dicono che l’anno prossimo gli studenti over 12 – quelli per i quali cioè è possibile la vaccinazione – dovrebbero essere intorno ai 4 milioni, un pò di più ma insomma questo è l’ordine di grandezza di quelli che affronteranno l’ultimo anno della scuola secondaria di primo gradi e che frequenteranno quella secondaria di II° grado. Il numero dei docenti in totale(compresi quindi quelli della scuola dell’infanzia è di 835 mila circa. Volendo mettere insieme questi numeri come se vivessero nello stesso luogo in Italia, tranne Roma durante una giornata lavorativa, non c’è una città così grande.
E la DAD, didattica a distanza, non ha dato buoni frutti, anzi tutti gli indicatori sembrano indicare che le cose sono andate proprio male dal punto di vista dell’apprendimento. Allora? Allora bisogna tornare alle lezioni in frequenza. Per far questo è necessario che studenti ed insegnati siano in totale sicurezza per quanto riguarda il Covid. Quindi vaccinati. E qui c’è la polemica politica del tutto italiana.
A che punto siamo
“A noi è parso che il decreto di oggi fosse già molto complicato per abbracciare tutti i problemi: scuola, trasporti e lavoro sono rimasti fuori dal decreto di oggi e saranno affrontati molto rapidamente, forse la settimana prossima. Richiedono provvedimenti specifici“. Così il premier Draghi dopo aver presentato giovedì 22 luglio il decreto Covid relativo al Green pass, versione Italia.
Le posizioni forti sono quelle dell’Associazione Nazionale dei Presidi che sostiene come “nell’auspicabile prospettiva della didattica in presenza al 100% – necessaria al fine di evitare ulteriori perdite formative dovute alle attività a distanza, come rilevato anche dall’INVALSI – abbiamo innanzitutto ribadito la richiesta di indicazioni certe circa il rapporto tra distanziamento, utilizzo delle mascherine chirurgiche e tutela della riservatezza. Ad esempio, va chiarito se in condizioni di distanziamento sia possibile fare a meno delle mascherine anche per i non vaccinati (di cui peraltro la scuola non conosce e, a legislazione vigente, non può conoscere i nominativi)” E quella del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa che vuole la vaccinazione obbligatorio dei professori. Ed il Commissario all’emergenza Covid, il Generale Figliuolo ha scritto alle Regioni perchè facciano ogni cosa possibile pur di vaccinare tutti gli studenti di 12 anni e over il prima possibile. Ed ha chiesto di avere l’elenco, o quanto meno i numeri dettagliati dei non Vax.
Prima degli obiettivi realistici, ecco un riassunto delle polemiche tra le forze politiche sulla questione. Per non influenzare nessuno ma…”Le vaccinazioni sono una priorità assoluta, invitiamo il governo a prendere iniziative stringenti”, chiede il leader dem, Enrico Letta, auspicando il massimo impegno affinché le scuole rimangano aperte contro “il disastro” della Dad. Tutt’altra la posizione del segretario del Carroccio, Matteo Salvini, per il quale va messa in sicurezza la popolazione “dai 60 in su, da 40 a 59 scelgano, per i giovani non serve”, dice. E aggiunge: “parlare di obbligo per studenti di 13 o 14 anni o per gli insegnanti non fa parte del mio modo di pensare un paese libero”. Ed inoltre, “entro settembre si stima di arrivare oltre il 90% di copertura volontaria fra gli insegnanti. Che senso ha parlare di obblighi o licenziamenti a scuola?”. Parole che innescano la polemica, con la reazione di Letta: “Salvini ride e scherza. Penso che questo atteggiamento sia completamente irresponsabile”. Il leghista replica: “il caldo fa brutti scherzi”. Una bacchettata arriva però dallo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, per il quale “nel dibattito sui vaccini non sono ammissibili ambiguità da parte di nessuna forza politica”. Anche il segretario di Italia Viva, Matteo Renzi, attacca: “dire che non bisogna vaccinarsi sotto i 40 anni è una follia”.
Obiettivi realistici
L’obiettivo del Generale Figliuolo e di arrivare ad avere entro i primi dieci giorni di settembre il 60% dei ragazzi vaccinati per poter tornare in presenza o con pochissime limitazioni. Ma anche a “superare l’85% odierno di personale scolastico vaccinato e soprattutto a incidere in quelle regioni che non ci consentono di stare tranquilli“.
Il Governo ribadisce che la scuola è una priorità “assoluta”. “La meta è tutti in presenza, all’avvio dell’anno scolastico Per il ministro Speranza “l’obiettivo è arrivare alla più alta percentuale possibile di vaccinati in ambito scolastico. Oggi il dato è già positivo, tra gli insegnanti siamo all’85% di vaccinati“.
Per l’Associazione dei Presidi risulta “assolutamente imprescindibile l’assunzione di responsabilità del decisore politico circa la scelta tra didattica in presenza e didattica a distanza. Quest’ultima modalità sarà inevitabile se non sarà possibile assicurare il distanziamento“.