01 Nov Immigrazione e forza lavoro nei campi: l’importanza di una valorizzazione
L’edizione 2021 del Dossier Statistico Immigrazione, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, aggiorna lo stato dell’immigrazione e dell’emigrazione in Italia ad oltre un anno e mezzo dall’irrompere dell’emergenza sanitaria.
Il dossier ha calcolato – tra le tante voci che lo compongono – l’incidenza della forza lavoro straniera nell’agricoltura italiana. Essa rappresenta ormai stabilmente un terzo della forza lavoro complessiva.
A fine 2020 i lavoratori nati all’estero e occupati nei campi in Italia sono 357.768, su circa 900.000 addetti totali, pari al 29,3% delle ore complessive lavorate. Numeri che non si possono sottovalutare.
Numeri che confermano quanto la componente straniera sia diventata strategica specialmente con la pandemia, e di cui si è già parlato nella scorsa estate in maniera massiccia per la raccolta del pomodoro, ma di cui si dibatte già da qualche anno.
Gli enormi ritardi nella pubblicazione del decreto flussi hanno avuto effetti clamorosi soprattutto nelle regioni del Nord Italia. Qui si concentra, infatti, circa l’85% dei lavoratori con permesso di soggiorno stagionale.
Le difficoltà delle imprese agricole sono state evidenti. A peggiorare le cose dalla sanatoria prevista nel 2020, per come è stata strutturata nei tempi e nelle modalità, non sono stati conseguiti grandi risultati: soltanto il 14% delle istanze di regolarizzazione presentate riguardanti il settore primario.
C’è da difendere il Made in Italy e la produzione agricola nazionale senza ulteriori indugi. Gli obiettivi si possono raggiungere grazie a interventi seri ed efficaci sull’immigrazione, abbandonando definitivamente la facile legislazione delle misure di emergenza con un quadro strutturale fondato su due priorità: lavoro e integrazione.