19 Mar Acqua: combattere la scarsità, migliorandone l’uso
La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn) ha elaborato un’analisi in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua che ricorre il 22 marzo, in cui ci ricorda che la sua scarsità “oggi colpisce 2 miliardi persone in moltissimi Paesi del mondo: 4 persone su 10 non hanno accesso a sufficienza a questa preziosa risorsa per soddisfare i propri bisogni.” Inoltre “il 70% dell’acqua dolce prelevata da fonti di superficie o falde acquifere è impiegata nel settore agricolo ed è, quindi, alla base della produzione di cibo, mentre oltre il 90% della nostra impronta idrica (cioè l’indicatore che misura l’ammontare di acqua usata nelle fasi di produzione di un bene) è legata al consumo di cibo.”
“L’agricoltura è il settore che richiede la maggiore quantità di acqua dolce al mondo. Richiesta destinata a crescere, visto che nel 2050 la popolazione arriverà a 9 miliardi di persone e che dovremo far fronte a una maggiore richiesta di cibo (fino a un +70%) e ad un consumo di acqua di almeno il +20%. Se a questo aggiungiamo che il cambiamento climatico modificherà le precipitazioni, l’evaporazione, la temperatura e il numero di eventi estremi, come siccità e inondazioni, allora diventa chiaro che dobbiamo ripensare i nostri modelli alimentari adottando stili di vita sani e attenti all’ambiente. Adottare una dieta di tipo mediterraneo può aiutarci a ridurre la nostra impronta idrica di più di 2mila litri di acqua al giorno a persona9 rispetto a una dieta di tipo “occidentale” e a portare benefici alla nostra salute10. La rivoluzione nel nostro piatto e un approccio più sostenibile alle pratiche agricole rappresentano strade obbligate da percorrere se vogliamo raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dall’Agenda 2030 e preservare la salute del Pianeta”, ha dichiarato Marta Antonelli Responsabile del Programma di Ricerca della Fondazione BCFN, che sarà anche presente il prossimo 24 marzo all’evento Labirinto di Acque che si terrà a Masone di Fontanellato, in provincia di Parma.
L’analisi spende, nel bene e nel male, anche chiare parole sull’Italia. Con i suoi 6 mila millilitri cubi di “acqua virtuale” importati all’anno, l’Italia (seguita da Russia, Regno Unito, Germania e Giappone) è al 30° posto nella classifica generale delle importazioni di questo tipo di acqua, dimostrando una forte dipendenza da produzioni agricole provenienti da sistemi irrigui di altri Paesi del mondo. A livello individuale, la nostra impronta idrica è all’89% determinata dal nostro consumo di cibo, per una cifra pari a 6309 litri pro capite al giorno12. Da monitorare, in Italia, anche la sostenibilità del settore ittico: quasi il 30% dello stock di pesce è a rischio per eccesso di sfruttamento.
Il nostro Paese, di contro, si distingue per la presenza di “iniziative per il riciclo dell’acqua” e per il “prelievo nel settore agricolo”. Risultati che, nel complesso, portano l’Italia al 6° posto nella classifica globale sul fronte dell’uso e gestione delle risorse idriche secondo il FSI.