26 Gen Appennino tosco-emiliano: l’Italia propone nuovo sito Unesco
L’Italia lancia la proposta del “Carsismo nelle Evaporiti e le Grotte evaporitiche dell’Appennino Settentrionale” per l’iscrizione nella “World Heritage List” dell’Unesco. La decisione è stata presa oggi dal Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, che ha accolto favorevolmente la proposta presentata dal ministero della Transizione ecologica.
Protagonisti della candidatura sono il Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, il Parco regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, il Parco regionale Vena del Gesso romagnola, il Paesaggio protetto Collina Reggiana e la Riserva regionale di Onferno.
Il sito è caratterizzato dal risultato unico della deposizione di sali di gesso e salgemma avvenuta durante due tra gli eventi geologici più impressionanti della storia della terra: la disgregazione del supercontinente Pangea, avvenuta circa 200 milioni di anni fa, e la catastrofe ecologica che colpi il mar Mediterraneo circa 6 milioni di anni fa, con la chiusura dello stretto di Gibilterra e la conseguente evaporazione e disseccamento di quasi tutto il Mar Mediterraneo, conosciuta come “Crisi di Salinità del Mediterraneo”.
L’area candidata ospita il 90% delle rocce evaporitiche affioranti sul territorio e un insieme di morfologie carsiche, grotte e sorgenti evaporitiche di straordinario valore che, oltre a testimoniare questi due eventi geologici, sono di grande interesse anche per la storia della ricerca geologica, paleontologica, biologica, archeologica e per la storia dell’arte.
La proposta ha un elevato valore scientifico e l’eccezionale valore universale del sito è legato alla sinergia unica a livello globale di fattori geologici e climatici.
Da anni il MiTE segue le proposte naturali sostenendo gli enti territoriali e ottenendo il riconoscimento di numerose aree protette come “Patrimonio dell’Umanità” tra cui le Dolomiti, il monte Etna e le Antiche faggete d’Europa. A tale impegno si somma il lavoro svolto in seno al Programma Mab/Unesco e alle Riserve della Biosfera, divenute venti dopo l’inclusione del Monte Grappa lo scorso anno.