25 Mag Riforma delle pensioni, la proposta del presidente dell’INPS
Entro il mese di settembre 2022 dovranno essere introdotte nella nuova legge di bilancio le misure che riguarderanno il sistema pensionistico per il 2023. A dicembre 2022, infatti, è prevista la scadenza di Quota 102 che prevede il pensionamento a 64 anni d’età e 38 di contributi. In un simile scenario, appare sempre più elevato il rischio di tornare ai 67 anni previsti dalla Legge Fornero.
Alla luce della situazione, appare evidente che nei prossimi mesi il tema previdenziale sarà al centro del dibattito politico. Intanto, sulla questione, proliferano ipotesi che potrebbero tradursi nel futuro del sistema pensionistico italiano.
In questo contesto, in particolare, nelle ultime settimane si sta esaminando la possibilità di applicare una pensione “in due tempi” ossia con due quote differenti (contributiva e retributiva) che verrebbero percepite prima e dopo i 67 anni d’età.
Riforma pensioni e doppia uscita: la proposta di Tridico
Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, nella giornata di martedì 24 maggio, durante un convegno organizzato all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ha avanzato una proposta della pensione “in due tempi” o della “doppia uscita” .
Per quanto riguarda la “doppia uscita”, questa prevede che tra i 63 e i 64 anni si vada in pensione con quanto cumulato con i contributi versati lasciano la parte retributiva al compimento dei 67 anni d’età.
Nello specifico, Tridico ha dichiarato: “Sulla flessibilità del sistema pensionistico ne parliamo da troppo tempo e probabilmente nemmeno questa legislatura riuscirà a chiudere questo cantiere, almeno non mi sembra che questo capitolo sia in procinto di essere chiuso – e ha aggiunto –. La strada della pensione in due tempi consentirebbe invece di poter restituire una certa flessibilità ai lavoratori che potrebbero andare in pensione a 63-64 anni senza perdere nulla nell’immediato e riottenendo nel lungo periodo anche la parte retributiva”.
Tridico: “Il vero tema è quello della povertà”
Secondo quanto riferito dal presidente dell’INPS, l’adozione della “doppia uscita” rappresenterebbe un intervento meno traumatico di quello che auspica un taglio netto della parte retributiva del rateo pensionistico. A questo proposito, infatti, Tridico ha spiegato: “Il taglio netto della parte retributiva del rateo pensionistico porterebbe ad una riduzione permanente dell’assegno, comportando un ulteriore impoverimento dei pensionati del futuro anche se effettivamente la quota che con questo sdoppiamento resterebbe nelle mani del neo pensionato si aggirerebbe intorno agli 800-900 euro per i contribuenti misti“.
Il presidente dell’INPS, quindi, si è soffermato sul vero tema insito nella questione delle pensioni ossia la povertà, osservando: “Contro la povertà più che interventi sulle pensioni si renderebbero necessari interventi sul mercato del lavoro. Salari bassi oggi vuol dire avere pensioni ancora più basse domani. Il sistema del lavoro italiano è caratterizzato da tanta flessibilità e da ore di lavoro insufficienti, oltre che da salari insufficienti, a creare montanti contributivi adeguati per il futuro pensionistico”.
fonte: notizie.it