12 Ago Nutriscore: l’Antitrust blocca il falso sistema nutrizionale francese
Con il Bollettino numero 29 del 1° agosto 2022, l’AGCM, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha fermato e posto sotto stretti vincoli di utilizzo le aziende come Carrefour che hanno importato in Italia, apponendolo sulle etichette delle loro confezioni, il cosiddetto “sistema francese di valutazione sulla salubrità dei prodotti alimentari” chiamato Nutriscore.
In tre casi esaminati dall’Antitrust, infatti, quel sistema che utilizza i colori del semaforo per indicare in maniera distorta la salubrità di un prodotto, può indurre in errore il consumatore sulle proprie scelte alimentari, in mancanza di contestuali e adeguati chiarimenti.
Intuitivamente, facciamo nostre le considerazioni espresse sull’olio d’oliva. Al paragrafo 26 si sipega che “La rappresentazione sintetica risulta, altresì, semplicistica poiché, essendo basata sul riferimento a 100 gr/100 ml di prodotto, non tiene conto della circostanza che l’alimentazione è fatta di porzioni e frequenze di consumo: alcuni alimenti sono consumati in quantità estremamente basse (come l’olio di oliva), altri in porzioni medie (come il formaggio o la carne), altri ancora in porzioni maggiori (acqua, frutta e verdura). L’impostazione del sistema risulta, pertanto, contraria ai principi di semplificazione e di immediatezza cui esso dovrebbe ispirarsi, non indirizza verso l’assunzione di porzioni adeguate, né aiuta il confronto fra alimenti diversi.”
Alla luce della decisione dell’Antitrust, chi vorrà ancora utilizzare il sistema Nutriscore dovrà obbligatoriamente specificare che esso non è universalmente riconosciuto dalla comunità scientifica, che non tiene conto del fabbisogno e del profilo nutrizionale del singolo individuo, e che è relativo a 100 grammi di prodotto e non ad una porzione di consumo.
Aldilà dell’impossibilità delle piccole/medie aziende italiane che producono alimenti contrassegnati da marchi DOC, IGP e altri che rispondono a un preciso capitolare di produzione di poter adeguare alla normativa Nutriscore, una normativa stringente come questa è studiata espressamente per la grande industria che è in grado di produrre alimenti altamente sofisticati che rientrino nel cosiddetto “bollino verde” che li farà preferire più o meno inconsapevolmente dai consumatori sullo scaffale del supermercato. Ancora una volta si usa la dichiarazione di buona intenzione verso il grande pubblico per fare disinformazione alimentare.