19 Nov Masaf, Lollobrigida sulla nuova denominazione del Ministero dell’agricoltura
Nel Question Time al Senato, il ministro Lollobrigida ha risposto a una interrogazione parlamentare sul perché della nuova definizione del ministero stesso in “Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.”
Ringrazio per l’opportunità che mi viene data di illustrare in modo chiaro la scelta della nuova denominazione del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Vorrei subito rassicurare alcuni parlamentari, che nei giorni scorsi si sono mostrati allarmati, del fatto che l’ananas non verrà messa fuori legge.
Lo faccio prendendo a prestito le parole del consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia: “Chi ironizza su frutta e ananas, oltre a una caduta di stile, dimostra di non aver compreso qual è la posta in gioco”. E aggiunge: “La sovranità alimentare non è autarchia: è difesa delle proprie produzioni e dei propri modelli in un mercato globale equo […]”. La sovranità alimentare ha una precisa storia e una grande valenza, spiegata bene dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini, che ringrazio, secondo cui questo concetto “è la stella polare per affrontare la rigenerazione dell’agricoltura nel mondo. È un concetto per cui si battono da anni tanti movimenti […]”. Petrini afferma anche che, “se applicata correttamente, la sovranità alimentare crea una tensione positiva tra dimensione locale e globale, e permette ai popoli di essere davvero liberi nella scelta di ciò che vogliono produrre e consumare, mettendo al centro il benessere delle persone e del pianeta”.
La Sovranità alimentare, inoltre, per quanto possa risultare innovativa e dirompente nel quadro della semantica istituzionale italiana, non è un concetto nuovo nemmeno al di fuori dei nostri confini nazionali. Non è un mistero, infatti, che già altre nazioni, prima di noi, hanno attribuito rilevanza a questo concetto, come avvenuto in Ecuador e Venezuela, inserendolo nel dettato costituzionale.
In Francia da anni è stata adottata analoga denominazione: “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”. Scelta utile, questa, e in linea con la con il Trattato del Quirinale. Questo principio ha precisi effetti nella vita quotidiana dei cittadini e pone l’accento sulla necessità di avviare una volta per tutte nuove pratiche virtuose: produrre secondo parametri di rispetto del mondo del lavoro, dell’ambiente e della qualità. Abbandonare l’idea che la priorità sia esclusivamente quella di sopperire al bisogno di mangiare e bere, qualsiasi sia il prodotto che le logiche di mercato mettono a disposizione, in maniera massiva, dei consumatori finali. Siamo convinti che la difesa di un modello di produzione che mette al centro i prodotti di qualità, la predisposizione di filiere sempre più corte, l’applicazione del principio di stagionalità, la centralità dell’imprenditore agricolo, siano tutti fattori che generano e garantiscono il diritto di un popolo di cibarsi di prodotti più sani e la produzione sia in grado di garantire una maggiore sostenibilità ambientale. I prodotti d’eccellenza e la qualità vanno infatti difesi valorizzando il lavoro degli imprenditori agricoli. E noi intendiamo farlo. Perché tutti i popoli hanno il diritto di definire le proprie politiche agricole e alimentari. Italiani compresi.