24 Mag Banca Mondiale: ecco il piano contro la crisi alimentale
Vale 30 miliardi di dollari il piano messo a punto dalla World Bank per affrontare la crisi alimentare globale causata dalla guerra in Ucraina. Le risorse andranno sia a nuovi progetti di supporto all’agricoltura, sia a progetti esistenti sulla nutrizione.
Aiuti ad agricoltura, pesca e acquacoltura per rincari e crisi ucraina
Forte dell’esperienza maturata con il Programma “Global Food Crisis Response” (GFRP), lanciato dalla Banca durante la crisi globale dei prezzi alimentari del 2007-2008, la scorsa settimana la World Bank ha annunciato la sua scesa in campo anche per affrontare l’aumento dei prezzi dei generi alimentari causato dalla crisi ucraina.
I fondi della Banca Mondiale per l’aumento dei prezzi dei generi alimentari
Da un lato l’istituzione finanziaria sta infatti lavorando con i paesi alla preparazione di 12 miliardi di dollari di nuovi progetti per rispondere alla crisi della sicurezza alimentare. In questo caso parliamo soprattutto di finanziamenti destinati a progetti di sostegno all’agricoltura, alla protezione sociale per attutire gli effetti dell’aumento dei prezzi alimentari e ai progetti per l’acqua e l’irrigazione. La maggior parte delle risorse – spiegano dalla Banca – sarà destinata all’Africa e al Medio Oriente, all’Europa orientale e all’Asia centrale e all’Asia meridionale.
Dall’altro invece le risorse andranno a supportare progetti già in fieri. “Il portafoglio esistente della Banca – si legge infatti nelle note ufficiali sul piano – include saldi non erogati per 18,7 miliardi di dollari in progetti con collegamenti diretti ai problemi di sicurezza alimentare e nutrizionale, che coprono agricoltura e risorse naturali, nutrizione, protezione sociale e altri settori”.
Abbastanza ravvicinati i tempi di realizzazione degli interventi. I 30 miliardi di dollari saranno infatti impiegati per affrontare l’insicurezza alimentare nel giro dei prossimi 15 mesi.
Complessivamente le risorse saranno usate attingendo all’intera gamma di strumenti di finanziamento di cui dispone la Banca.
Quattro le priorità che saranno affrontate dall’istituzione finanziaria. In primo luogo, la World Bank sosterrà la produzione (e i produttori) intraprendendo azioni volte a migliorare la produzione della prossima stagione rimuovendo le barriere commerciali di input, concentrandosi su un uso più efficiente dei fertilizzanti e riproponendo le politiche e le spese pubbliche per sostenere meglio gli agricoltori e la produzione.
A questo obiettivo se ne affiancano poi altri tre:
- Facilitare l’aumento del commercio, creando un consenso internazionale (G7, G20, altri) per evitare restrizioni sia alle esportazioni (che porterebbero ad un aumento dei prezzi alimentari globali) sia alle importazioni (che scoraggerebbero invece la produzione nei paesi in via di sviluppo);
- Sostenere le famiglie vulnerabili, potenziando i programmi di protezione sociale destinati all’alimentazione e ricostituendo i meccanismi di finanziamento della risposta precoce;
- Investire in una sicurezza alimentare e nutrizionale sostenibile, tramite il rafforzamento dei sistemi alimentari al fine di renderli più resistenti ai rischi crescenti (conflitti, clima, parassiti, malattie), alle interruzioni del commercio e agli shock economici, bilanciando le esigenze immediate/a breve termine con investimenti a lungo termine.
Come ha infatti spiegato il presidente del Gruppo della Banca Mondiale, David Malpass, “l’aumento dei prezzi dei generi alimentari sta avendo effetti devastanti sui più poveri e vulnerabili”.
In tale contesto, “per informare e stabilizzare i mercati – ha spiegato Malpass – è fondamentale che i paesi facciano ora dichiarazioni chiare sugli aumenti futuri della produzione in risposta all’invasione russa dell’Ucraina”. Secondo il presidente della World Bank, infatti, “i paesi dovrebbero compiere sforzi concertati per aumentare la fornitura di energia e fertilizzanti, aiutare gli agricoltori ad aumentare le piantagioni e i raccolti e rimuovere le politiche che bloccano le esportazioni e le importazioni, deviare il cibo verso i biocarburanti o incoraggiare lo stoccaggio non necessario”.