23 Ott Brexit: l’inflazione e le bugie dei Tories distruggono la Gran Bretagna
Quanto sta succedendo in Gran Bretagna dopo la presuntuosa uscita dalla comunità europea con la Brexit potrebbe essere, e lo è certamente, una lezione da tenere a mente per l’Italia.
E’ bastato il primo vento di crisi, unito alle bugie ideologiche dei Conservatori, a far crollare l’economia e la stabilità finanziaria inglese portando a un turnover di primi ministri e dimissioni alla velocità della luce che fanno impressione anche a noi italiani che pure le abbiamo viste quasi di tutti i colori.
Già ad agosto l’inflazione in GB si era attestata in doppia cifra oltre il 10% ma le previsioni degli analisti, facendo i conti con una maggioranza Tory in Parlamento sorda a tutti gli alalrmi che provengono dalla vita civile e dai mercati, si spingono a predire un tasso che raddoppierà nel 2023, oltre il 20%.
Dopo pandemia e caro energia, è bastata solo la presentazione di un programma di governo finanziato da nuovo debito con una promessa di tagli alle tasse per i più ricchi per far crollare il castello di sabbia del primo ministro Liz Truss.
Senza addentrarsi in tecnicismi, si è generata una crisi finanziaria senza precedenti sui mercati, un vero e proprio tracollo che ha coinvolto la sterlina, ma soprattutto i titoli di Stato (gilts), con conseguenze potenzialmente devastanti per i fondi pensione. A loro volta, salvati in extremis a caro prezzo dalla Banca d’Inghilterra.
Questi avvenimenti, che si sono consumati nell’arco di pochissime giornate, dovrebbero far riflettere il nuovo governo Meloni che si è appena costituito a muoversi con decisione per fronteggiare la crisi, ma anche con cautela e ben ponderando gli effetti negativi sui mercati dove gli investitori non hanno scrupoli ad agire di conseguenza. E questi effetti negativi alla fine ricadono tutti sui cittadini e sui lavoratori che non hanno contribuito a crearli.