18 Ott Cassazione: si potrà chiedere separazione e divorzio con un unico atto
La riforma Cartabia (d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150) aveva ammesso la facoltà di presentare contestualmente la domanda di separazione e quella di divorzio, semplificando l’iter e generando uno scenario di maggiore stabilità degli accordi. Tuttavia ne era scaturita una situazione per nulla chiara dal punto di vista interpretativo, che aveva dato origine a pronunce discordanti di vari Tribunali sparsi su tutto il territorio nazionale.
Adesso con un storica sentenza, la numero 28727, la Cassazione ha tolto tutti i dubbi interpretativi e dato semaforo verde al ricorso congiunto e con un unico atto per chiedere la separazione e il divorzio, estendendo l’ambito di applicazione della novità introdotta dalla Cartabia anche ai divorzi consensuali e non solo ai casi contenziosi. Da oggi, sottoscrivendo un solo atto da depositare in Tribunale, le coppie che intendono separarsi e divorziare avranno in mano lo strumento per risparmiare tempo e denaro. Spetterà poi ai giudici emettere prima la sentenza di separazione e poi quella di divorzio.
La sentenza-novità è arrivata il 17 ottobre dalla Cassazione a Sezioni Unite che ha dibattuto una questione sollevata dal tribunale di Treviso, in cui erano state chieste indicazioni in sede di legittimità per risolvere una questione di diritto che presentava gravi difficoltà interpretative. L’Organismo congressuale forense ha commentato in una nota esprimendo “viva soddisfazione per l’intervento tempestivo della Corte di Cassazione che pone fine alla difformità di pronunce di merito ristabilendo un criterio univoco di interpretazione dell’art 473 bis n.49 cpc”. Con l’entrata in vigore della riforma Cartabia, si è infatti assistito – ricorda l’Ocf – “al proliferare di pronunce discordanti in vari Tribunali d’Italia (Treviso, Firenze, Genova, MIlano, Vercelli, Lamezia Terme, Bari, Padova).” L’Ocf aveva dunque chiesto al ministero, con una nota del giugno 2023, “di chiarire la disciplina con un intervento normativo”. Ecco, con la sentenza della Cassazione la normativa vigente potrà ora “essere applicata in modo univoco e senza disparità di trattamento su tutto il territorio nazionale.”