
31 Mar Dazi USA, quali nuovi sbocchi per l’export agroalimentare italiano?
L’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti ha registrato una crescita del 18% nell’ultimo anno, rappresentando il 15% delle esportazioni totali. Tuttavia, alcuni settori mostrano percentuali più elevate: le acque minerali con il 41%, l’olio d’oliva con il 32%, gli aceti con il 30%, i liquori con il 26% e i vini con il 25%. I formaggi, invece, sono meno esposti, con una quota a rischio del 9%. Tra questi, il Pecorino Romano DOP dipende dagli USA per il 57% del valore totale delle sue esportazioni.
Questa situazione genera preoccupazione nel settore, in attesa di capire l’effettiva introduzione dei dazi annunciati dal presidente Donald Trump per il 2 aprile. Anche i rappresentanti dei grandi marchi nazionali di Italia del Gusto, riunitisi a Milano, si interrogano sulle incertezze future.
Le esportazioni cercano nuovi mercati. Nel 2024, l’export agroalimentare ha raggiunto i 67 miliardi di euro, con una crescita media dell’8% e un incremento del 18% verso gli USA. Negli ultimi dieci anni, il valore è più che raddoppiato, con un aumento del 153% in Nord America. I prodotti trasformati del settore food & beverage hanno registrato una crescita del 9,5%, con picchi del 19% in Polonia.
Nel panorama globale, altri mercati significativi mostrano dinamiche positive: Australia (+16%), Canada (+15%), Giappone (+12%), Spagna e Austria (+11%). La Corea del Sud, con un incremento del 233% in dieci anni, rappresenta un mercato interessante grazie alla giovane popolazione e al PIL pro capite elevato. La Germania, invece, risente della recessione, con consumi alimentari in diminuzione (+6%). I prodotti con le maggiori crescite sono stati olio d’oliva (+44%), acque minerali (+30%), spezie (+23%), aceti e conserve ittiche (entrambi +19%).