Dazi USA, quali nuovi sbocchi per l’export agroalimentare italiano?

Dazi USA, quali nuovi sbocchi per l’export agroalimentare italiano?

L’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti ha registrato una crescita del 18% nell’ultimo anno, rappresentando il 15% delle esportazioni totali. Tuttavia, alcuni settori mostrano percentuali più elevate: le acque minerali con il 41%, l’olio d’oliva con il 32%, gli aceti con il 30%, i liquori con il 26% e i vini con il 25%. I formaggi, invece, sono meno esposti, con una quota a rischio del 9%. Tra questi, il Pecorino Romano DOP dipende dagli USA per il 57% del valore totale delle sue esportazioni.

Questa situazione genera preoccupazione nel settore, in attesa di capire l’effettiva introduzione dei dazi annunciati dal presidente Donald Trump per il 2 aprile. Anche i rappresentanti dei grandi marchi nazionali di Italia del Gusto, riunitisi a Milano, si interrogano sulle incertezze future.

Le esportazioni cercano nuovi mercati. Nel 2024, l’export agroalimentare ha raggiunto i 67 miliardi di euro, con una crescita media dell’8% e un incremento del 18% verso gli USA. Negli ultimi dieci anni, il valore è più che raddoppiato, con un aumento del 153% in Nord America. I prodotti trasformati del settore food & beverage hanno registrato una crescita del 9,5%, con picchi del 19% in Polonia.

Nel panorama globale, altri mercati significativi mostrano dinamiche positive: Australia (+16%), Canada (+15%), Giappone (+12%), Spagna e Austria (+11%). La Corea del Sud, con un incremento del 233% in dieci anni, rappresenta un mercato interessante grazie alla giovane popolazione e al PIL pro capite elevato. La Germania, invece, risente della recessione, con consumi alimentari in diminuzione (+6%). I prodotti con le maggiori crescite sono stati olio d’oliva (+44%), acque minerali (+30%), spezie (+23%), aceti e conserve ittiche (entrambi +19%).