17 Mar Dopo Quota 100: riforma Pensioni con età flessibile e uscita anticipata
Quota 100 scade alla fine di quest’anno. La riforma delle pensioni è da tempo nell’agenda delle istituzioni anche perché se per gennaio 2022 non sarà varata si determinerà il cosiddetto “scalone”, che aumenterebbe di cinque anni l’età pensionabile.
Il problema è che una riforma delle pensioni non è nell’agenda del governo Draghi. A questo hanno risposto i Sindacati andando in pressing sull’esecutivo e chiedendo di aprire un tavolo per arrivare a una nuova norma che entri in vigore entro il gennaio 2022.
Quali sono i temi da affrontare? Quelli sicuramente più importanti sono: flessibilità in uscita, riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, valorizzazione del lavoro di cura e del lavoro delle donne, pensioni dei giovani, potere d’acquisto dei pensionati, previdenza complementare.
Un lavoro lungo e impegnativo che era già inserito nell’agenda dell’ultimo tavolo negoziale con il ministero uscente nel settembre scorso. In quella sede erano stati affrontati i nodi relativi alle misure da inserire nella Manovra 2021 (proroga APe Sociale e Opzione Donna) in prima battuta. Una seconda fase avrebbe visto l’impostazione di un lavoro di più lungo respiro sulla riforma, da attuare nel corso dell’anno 2021.
Conseguenze dell’assenza di nuove norme. In questa ipotesi, dal primo gennaio 2022 non sarebbero più utilizzabili forme di flessibilità in uscita, e ci si potrebbe ritirare solo con i requisiti pieni della pensione di vecchiaia (67 anni e 20 anni di contributi), o di quella anticipata (42 anni e dieci mesi di contributi).
Se teniamo presente che Quota 100 (attiva in via sperimentale fino al 31 dicembre 2021) prevede 62 anni di età e 38 anni di contributi, aumenterebbe per tutti, da un giorno all’altro, di almeno cinque anni il requisito minimo per la pensione.
Tenendo presente che il DEF (Documento di economia e finanza) prevede che entro la fine del 2021 si arrivi a una definizione di riforma, dovrebbe esserci una accelerazione, perché siamo già quasi ad aprile. Ma quali sono le opzioni su cui si discute?
Si parte da Quota 102, ovvero la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età, mantenendo i 38 di contributi previsti dalla quota 100. Con un canale di uscita più favorevole per alcune categorie specifiche di lavoratori, fra cui le donne, per le quali ci sono proposte di Quota 92, mantenendo i 62 anni di età ma riducendo a 30 gli anni di contributi. della Quota 100. Oppure una sorta un meccanismo che, partendo da un requisito molto vicino a quello della quota 100, stabilisca poi una decurtazione dell’assegno per gli anni di anticipo, o ancora di una modulazione dell’età pensionabile diversa a seconda delle professioni.
I sindacati sembravano invece favorevoli alla pensione anticipata con 41 anni di contributi per tutti (oggi questa soglia è prevista solo per i lavoratori precoci) nel precedente negoziato. Nella loro richiesta di riaprire il tavolo torna anche l’ipotesi di allargare la platea dei lavori gravosi a nuove attività, per le quali prevedere quindi forme di pensionamento più favorevoli. Così come i temi delle donne e dei giovani, per i quali invece c’è un problema legato all’equità del sistema, in presenza di carriere discontinue e retribuzioni basse.