18 Gen Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato anche secondo la NASA
Secondo gli scienziati del Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA, la temperatura media globale del 2020 è stata di 1,02 gradi Celsius più calda rispetto alla media 1951-1980, che è il riferimento a lungo termine per il pianeta. Ma, a differenza di Copernicus, per la NASA il 2020 dovrebbe aver superato il 2016 di poco, entro il margine di errore dell’analisi, diventando così l’anno più caldo mai registrato.
Il direttore del GISS Gavin Schmidt ha sottolineato che «Gli ultimi 7 anni sono stati i 7 anni più caldi mai registrati, caratterizzando la tendenza al riscaldamento in atto e drammatica. Che un anno sia record o meno non è poi così importante: le cose importanti sono le tendenze a lungo termine. Con queste tendenze e con l’aumentare dell’impatto umano sul clima, dobbiamo aspettarci che i record continueranno a essere battuti».
Il monitoraggio delle tendenze della temperatura globale fornisce un indicatore essenziale dell’impatto delle attività umane, in particolare delle emissioni di gas serra, sul nostro pianeta. Dalla fine del XIX secolo, la temperatura media della Terra è aumentata di 1,2 gradi Celsius. La NASA ricorda che «L’aumento delle temperature sta causando fenomeni come la perdita di ghiaccio marino e di massa della calotta glaciale, innalzamento del livello del mare, ondate di caldo più lunghe e più intense e cambiamenti negli habitat di piante e animali. Comprendere tali tendenze climatiche a lungo termine è essenziale per la sicurezza e la qualità della vita umana, consentendo agli esseri umani di adattarsi all’ambiente in evoluzione per piantare colture diverse, gestire le nostre risorse idriche e prepararsi agli eventi estremi».
La NASA fa anche notare che «A lungo termine, anche alcune parti del globo si stanno riscaldando più velocemente di altre. Le tendenze al riscaldamento della Terra sono più pronunciate nell’Artico, che l’analisi GISTEMP mostra che si sta riscaldando più di tre volte più velocemente del resto del globo negli ultimi 30 anni». Secondo Schmidt, «La perdita di ghiaccio marino artico – la cui superficie minima annuale diminuisce di circa il 13% ogni decennio – rende la regione meno riflettente, il che significa che più luce solare viene assorbita dagli oceani e le temperature aumentano ulteriormente. Questo fenomeno, noto come amplificazione artica, sta determinando un’ulteriore perdita di ghiaccio marino, lo scioglimento della calotta glaciale e l’innalzamento del livello del mare, stagioni di incendi artiche più intense e scioglimento del permafrost».
Un’analisi separata e indipendente della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) ha concluso che il 2020 è stato il secondo anno più caldo, dopo il 2016. Gli scienziati della Noaa utilizzano gran parte degli stessi dati della NASA, ma hanno una metodologia e una baseline temporale (1901-2000) diverse. A differenza della NASA, la NOAA non deduce le temperature nelle regioni polari prive di stazioni di osservazione, il che spiega gran parte della differenza tra i risultati della NASA e della Noaa.
Schmidt ha evidenziato che «L’anno caldo record precedente, il 2016, ha ricevuto una spinta significativa da un forte El Nino. La mancanza di un driver simile a El Nino quest’anno è la prova che il clima di fondo continua a riscaldarsi a causa dei gas serra».
Per la World meteorological organization (Wmo) il 2020 è sicuramente stato uno dei tre anni piu caldi mai registrati e rivaleggia con il 2016 come anno più caldo. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha commentato: «La conferma da parte della Wmo che il 2020 è stato uno degli anni più caldi mai registrati è un altro duro promemoria del ritmo incessante del cambiamento climatico, che sta distruggendo vite e mezzi di sussistenza in tutto il nostro pianeta. A 1,2 gradi di riscaldamento al di sopra dei livelli preindustriali, il mondo sta già assistendo a condizioni meteorologiche estreme senza precedenti in ogni regione e in ogni continente. Siamo diretti verso un aumento catastrofico della temperatura da 3 a 5 gradi Celsius in questo secolo. Fare pace con la natura è il compito determinante del XXI secolo. Deve essere la massima priorità per tutti, ovunque».
Il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, ha avvertito che «Il caldo eccezionale del 2020 è avvenuto nonostante un evento a La Niña, che ha un effetto di raffreddamento temporaneo. Gli effetti di La Niña ed El Niño sulle temperature medie globali sono in genere più forti nel secondo anno dell’evento. E’ straordinario che le temperature nel 2020 siano state praticamente alla pari con il 2016, quando abbiamo assistito a uno dei più forti eventi di riscaldamento di El Niño mai registrati. Questa è una chiara indicazione che il segnale globale del cambiamento climatico indotto dall’uomo è ora potente quanto la forza della natura». Resta da vedere fino a che punto gli effetti di raffreddamento di La Niña quest’anno possano temporaneamente ridurre la tendenza generale al riscaldamento a lungo termine.
La Wmo ha indicato l’ondate di caldo prolungate e negli incendi in Siberia, la diminuzione del ghiaccio marino artico e gli uragani da record nell’Atlantico come tra gli eventi climatici peggiori del 2020 e ha anche ricordato che «La temperatura è solo un indicatore del cambiamento climatico. Altri fattori sono anche le concentrazioni di gas serra, il contenuto di calore dell’oceano, il livello medio globale del mare, l’estensione del ghiaccio marino e gli eventi estremi».
Il WMO’s consolidated global temperature update mette insieme informazioni provenienti dai 5 e principali set di dati internazionali (compresi quelli di NASA, Naa e Copernicus) e utilizza anche dataset che combinano milioni di osservazioni meteorologiche e marine, anche da satelliti, con modelli per produrre una rianalisi completa dell’atmosfera. Secondo la Wmo «La combinazione di osservazioni e modelli consente di stimare le temperature in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo del globo, anche in aree con pochi dati come le regioni polari».
L’Accordo di Parigi punta a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C, preferibilmente a 1,5 ° C, rispetto ai livelli preindustriali, ma nel 2020 la temperatura media globale si è pericolosamente avvicinata agli 1,5° C e secondo il Global Annual to Decadal Climate Update del Met Office del Regno Unito «C’è almeno una possibilità su cinque che la temperatura media globale superi temporaneamente gli 1,5 C entro il 2024 .
La Met Office annual global temperature forecast per il 2021 suggerisce anche quello appena iniziato sarà uno degli anni più caldi della terra.