16 Mag Il Recovery fund porterà il debito pubblico sopra 3mila mld nel 2024
La corsa alla presentazione del Recovery Plan alla Commissione europea entro il 30 aprile alla fine, nonostante il grave ritardo accumulato con la crisi del governo Conte e la nascita dell’esecutivo Draghi, è stata vinta.
Per vincerla, però, è stata usata la scorciatoia di aderire alle proposte delle parti che si sono offerte senza una discussione critica sui singoli progetti sottostanti.
Adesso una crisi di governo, possibile perché viene a mancare il collante di un programma tra i partiti che lo sostengono, avrebbe un effetto negativo su una verifica seria su quanto inviato a Bruxelles.
Verifica necessaria, perché potrebbe convenire tagliare progetti che non possano garantire un aumento del PIL nazionale e una vera politica del lavoro per i cittadini.
Nel Recovery Fund, è questa è l’unica cosa certa, ci sono debiti per lo Stato italiano da restituire alla comunità europea.
Un calcolo sull’effetto che genereranno nel debito pubblico è stato fatto dal Centro studi di Unimpresa: sfonderà il tetto dei 3.000 miliardi di euro, nel 2024.
Gli effetti della pandemia da Covid continueranno a dispiegarsi sulle finanze pubbliche del Paese e la voragine nei conti dello Stato è destinata a crescere sistematicamente nei prossimi anni.
In totale, nel quinquennio che va dal 2020 al 2024 la quota di debito aggiuntiva dovrebbe essere pari a 624 miliardi, con una media di 125 miliardi l’anno, sui quali influiscono anche i 191 miliardi del Recovery Fund e gli altri 30 miliardi garantiti dal governo per assicurare la ripresa, per un totale di 221 miliardi.
Se nel 2020 il debito è schizzato fino a quota 2.573 miliardi, quest’anno dovrebbe arrivare a 2.786 miliardi e poi salire ancora a 2.893 miliardi nel 2022, a 2.983 miliardi nel 2023 e a 3.033 miliardi nel 2024.
Numeri mostruosi, come avete appena letto. Di tutto il Recovery Fund questa è l’unica conseguenza certa. Procedere a una verifica che eviti finanziamenti inutili, sprechi e fenomeni corruttivi diventa un imperativo per tutti.