03 Dic Ispra – Mancano i fondi per realizzare la Carta Geologica Nazionale
Frane, alluvioni, erosione. Fattori di dissesto idrogeologico con i quali tutta Italia deve convivere. Il 94% dei Comuni è sottoposta a questo tipo di rischi. 8 milioni di italiani vivono in aree ad alta pericolosità, che coprono poco meno del 20% della superficie nazionale. A queste si aggiungono 680mila attività economiche che occupano 2 milioni e mezzo di persone. Ce ne dovrebbe essere abbastanza per riconoscere l’urgenza di dotarsi di tutti gli strumenti utili a conoscere nel dettaglio il proprio territorio, con dati aggiornati e attendibili. Anche perché il dissesto idrogeologico ha comportato una spesa di quasi 7 miliardi in 20 anni, solo considerando gli stanziamenti ministeriali per gli interventi più urgenti. E richiederebbe almeno 26 miliardi per far fronte alle richieste arrivate dai diversi Comuni per mettere in sicurezza il territorio.
Eppure l’Italia non ha ancora una Carta geologica in grado di mappare tutto il territorio nazionale. Anzi, il programma che faticosamente anno dopo anno sta tentando, fin dagli anni 80 del secolo scorso, di colmare il gap, rischia di terminare i finanziamenti alla fine di quest’anno.
Finora mappata la metà del territorio
L’allarme è stato lanciato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nei giorni scorsi. I suoi vertici hanno infatti chiesto di attivare, nella prossima legge di bilancio dello Stato, un capitolo di stesa dedicato al Progetto CARG che consenta il completamento della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:50.000, che, a conclusione dei fogli avviati nell’ultimo triennio, arriverebbe solo al 55% della copertura del territorio nazionale. Ma la distribuzione è ampiamente eterogenea: si va dal 90% della superficie dell’Emilia Romagna e della Campania a poco più del 20% di Veneto e Piemonte.
“L’esigenza non può essere procrastinata, in considerazione della vulnerabilità del nostro territorio, costretto di continuo ad affrontare eventi estremi derivanti dal dissesto idrogeologico e dal cambiamento climatico” ha commentato il direttore generale dell’ISPRA, Maria Siclari. “Dobbiamo consolidare uno strumento fondamentale di conoscenza, qual è il Progetto CARG, che potrà contribuire alla prevenzione di eventi catastrofici e consentire di allineare l’Italia agli altri Paesi Europei che hanno già da tempo completato la copertura geologica del loro territorio e avviato la fase di ulteriore aggiornamento”.
15 anni di stop alle mappature
Peraltro, anche voci all’interno del governo hanno confermato l’importanza di proseguire nella mappatura del territorio nazionale. “Uno strumento efficace in grado di far conoscere, nel dettaglio, il territorio nazionale e il suo sottosuolo, atto a garantire la cura, la gestione e la tutela delle risorse e del nostro patrimonio naturale, oltre che aiutare nella salvaguardia dei cittadini dalle pericolosità geologiche” ha osservato il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, Claudio Barbaro.
Avviato alla fine degli anni Ottanta, il Progetto CARG prevede la realizzazione di 636 fogli geologici e geotematici alla scala 1:50.000 sull’intero territorio nazionale. I finanziamenti sono arrivati con una certa regolarità fino al 2004. In tale periodo sono stati stanziati dallo Stato più di 81 milioni di euro e circa 30 milioni dalle Regioni. Da quel momento, il progetto ha subito una battuta d’arresto per mancanza di finanziamenti. La sua attività era ripresa solo grazie alle risorse economiche stanziate nelle ultime 3 leggi di bilancio dai governi Conte 2 e Draghi. La legge di bilancio 160/2019 ha previsto lo stanziamento di 15 milioni di euro per il triennio 2020-2022 e quella dell’anno successivo (la 178/2020) ha previsto lo stanziamento di ulteriori 10 milioni di euro per le annualità 2021-2022.
Una banca dati cruciale per il governo del territorio
In questi anni lo studio, le sperimentazioni, il confronto tra i vari esperti, la crescita culturale dal punto di vista della conoscenza geologica del nostro territorio, hanno reso la cartografia del progetto CARG indispensabile al raggiungimento degli obiettivi finalizzati ad uno sviluppo sostenibile, temi al centro dell’agenda della COP27. “Quella a rischio, quindi, non è una semplice carta colorata. E’ una sofisticata e importante infrastruttura di ricerca strategica per la Nazione, che oggi rappresenta lo strumento più completo per leggere il passato e il presente del nostro territorio” spiegano dall’ISPRA. “Un vero e proprio heritage culturale e scientifico, strumento fondamentale di conoscenza per il nostro Paese, cittadini e amministratori del territorio, che rischia – con l’esaurimento delle risorse stanziate nel 2022 – di decretare il suo stop”.
Punta di eccellenza del Progetto CARG è la Banca Dati. Grazie ad essa è possibile consultare ed elaborare informazioni sugli elementi che compongono la carta geologica e geotematica, con un maggiore dettaglio per l’utilizzo del dato cartografato in molteplici applicazioni. Nello specifico, la Banca Dati contiene gli strumenti conoscitivi, quali i dati geologici, indispensabili per una corretta pianificazione e gestione del territorio e, più in particolare, per la prevenzione, la riduzione e la mitigazione del rischio idrogeologico.