12 Giu Italia: quanto ci costa la guerra in Ucraina regione per regione
Quanto ci costa la guerra in Ucraina ?
Non bastassero le divisioni di ogni genere che caratterizzano l’Italia, adesso anche la guerra sul suolo ucraino sta contribuendo a spaccare il paese. Vediamo come. Novecentoventinove euro all’anno in termini di potere d’acquisto: ecco quanto costa alle nostre tasche la guerra in Ucraina. Sono circa 2.50 euro al giorno a famiglia che detto così sembra poco ma, volendo spaziare con la fantasia, con un decino al giorno, Paperon dè Paperoni ha fatto la sua immensa fortuna. E visto che le famiglie italiane non dormono sonni tranquilli a prescindere dal conflitto di quest’altra botta non se ne sentiva il bisogno.
Il calcolo l’ha fatto l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre sempre molto attenta a queste situazioni partendo dall’Umbria una regione mediamente in salute: qui si perdono 340 milioni di euro di Pil e ci sono regioni dove il calo sarà ancora più pesante. L’associazione di artigiani e piccole imprese di Mestre nel fare la sua indagine ha messo a confronto le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell’avvio del conflitto (gennaio di quest’anno) con quelle realizzate dopo l’invasione russa (aprile scorso). Le stime dicono dunque che la diminuzione della ricchezza prodotta nel nostro Paese sarà dell’1,4 per cento.
Spiega la Cgia : “In termini assoluti il deterioramento della situazione economica generale provocherà una riduzione in termini reali del Pil pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie presenti in Italia, si traduce in una perdita di potere d’acquisto per ciascun nucleo di 929 euro. Queste stime, ovviamente, sono parziali e suscettibili di cambiamenti. La situazione che abbiamo vissuto in questi primi 3 mesi di conflitto, infatti, potrebbe mutare radicalmente. Nella malaugurata ipotesi che, ad esempio, la situazione militare subisse una decisa escalation, è evidente che queste previsioni andrebbero riviste completamente”.
Da nord a sud il quadro della crisi
Ed eccoci alla divisione geografica delle conseguenze di questa guerra. In l’Umbria, le previsioni ad inizio 2022 sulla crescita del prodotto interno lordo indicavano un +3,6%, che ad aprile – dopo lo scoppio della guerra – viene ridimensionato ad un +1,8% con una variazione e pari a -1,9%. In termini economici, queste proiezioni si potrebbero tradurre in una perdita pari a 337 milioni di euro, pari a -883 euro a famiglia.
I nuclei familiari più penalizzati saranno quelli residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d’Aosta (-1.473 euro) e nel Lazio (-1.279 euro). Se le prime due realtà territoriali risentiranno, principalmente, dell’aumento dei costi energetici, la terza, che è decisamente condizionata dai risultati della provincia di Roma, patirà, in particolar modo, del forte calo dei consumi interni e per l’effetto dell’inflazione sui beni importati. Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059 euro) e in Basilicata (-1.043 euro); in queste due realtà del centro-nord la perdita di potere d’acquisto sarà riconducibile, in particolar modo, alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas, così come nel Piemonte (-1.039 euro) e in Emilia Romagna (-1.035 euro).
Per le regioni del Sud, infine, l’impatto della crisi sarà meno “violento”: con costi energetici molto più contenuti che nel resto del Paese, un’economia meno aperta ai mercati internazionali e dimensionalmente più piccola in termini di Pil pro capite, l’impatto negativo sulle famiglie sarà più contenuto.
Cosa ci costa di più?
Una parte lo sappiamo: le bollette di luce e gas hanno già subito dei rialzi che però non tutti giudicano effettivamente riconducibili al conflitto russo-uraino. L’altra parte che ci tocca e ci toccherà da vicino facendo uscire più soldi dalle nostre tasche ogni giorno, è quella che riguarda le difficoltà del commercio internazionale da e verso alcuni Paesi, l’impennata dell’inflazione e la difficoltà di reperire molte materie prime. Quindi anche qui come ci hanno spiegato, grano, mais per l’alimentazione degli animali, il grano tenero per la produzione del pane e di conseguenza anche la pasta. I cereali in genere dunque.
Fonte: Eduardo Lubrano per impakter.it