23 Apr L’Ocse mette in focus l’Iva nella sharing e gig economy
Continua il lavoro internazionale di analisi dell’economia digitale, per comprenderne in profondità i meccanismi, al fine di disegnare le migliori politiche di tassazione del settore. Ultimo tassello è il report The Impact of the Growth of the Sharing and Gig Economy on VAT/GST Policy and Administration, recentemente pubblicato dall’Ocse, sull’impatto che la forte evoluzione della sharing e della gig economy ha sui sistemi dell’Iva o delle Gst (goods and services tax) e sulle amministrazioni fiscali.
Il report, frutto di un intenso lavoro svoltosi in seno al Working party 9 dell’Ocse con la collaborazione di altre organizzazioni internazionali, di accademici, e di operatori del settore, evidenzia il ruolo centrale delle piattaforme digitali su cui si muovono le cosiddette sharing e gig economy e suggerisce un loro coinvolgimento per un’efficace evoluzione dei sistemi di tassazione delle imposte sui consumi da parte delle autorità fiscali.
La crescita della sharing e gig economy
L’analisi prende le mosse dalla constatazione che le tecnologie attualmente disponibili hanno reso possibile la nascita e l’esplosione, nell’arco di pochissimi anni, di una grande varietà di nuovi mercati, che hanno luogo sulle piattaforme digitali e che consistono in transazioni con oggetto la condivisione di beni o lavoro secondo modelli estremamente più flessibili rispetto a quelli tipici dell’economia tradizionale.
Il successo di queste nuove forme di mercato è stato talmente dirompente da mettere in discussione, in alcuni casi, le posizioni acquisite dagli operatori del commercio tradizionale. L’impatto del fenomeno ha già influito sui settori dei trasporti, del turismo e dell’ospitalità, dei servizi professionali e della finanza. Questi cambiamenti, sia dal lato dell’offerta che sul fronte delle preferenze dei consumatori, sono strettamente connessi con la continua e rapida evoluzione delle tecnologie digitali disponibili, elemento che complica la possibilità di definire un quadro regolatorio stabile e sollecita la necessità di azioni urgenti.
Evoluzioni normative che seguono la realtà che cambia
La realtà della sharing economy e della gig economy è considerata un sotto-insieme della più vasta categoria dell’economia delle piattaforme. Le piattaforme digitali rendono possibile, su vasta scala, la messa a disposizione in favore di terzi, da parte di chiunque e dietro corrispettivo, di beni e prestazioni lavorative difficilmente collocabili all’interno degli ordinari schemi commerciali e normativi: si pensi, per riferirsi alle applicazioni più famose, ai servizi di locazione di abitazioni per brevi periodi, ai servizi di trasporto cittadino effettuati con mezzi personali, alle prestazioni dei fattorini per la consegna pasti.
La grande diffusione di questi nuovi meccanismi di fornitura e fruizione di utilità è, perciò, una sfida importante per le autorità di regolazione in diverse aree e, in particolare, per i sistemi di tassazione come l’Iva o le Gst che hanno il proprio presupposto impositivo nel consumo. Le normative in materia di Iva e Gst dovrebbero riuscire a intercettare questi mutamenti, con lo scopo di preservare il gettito fiscale, evitare eventuali distorsioni economiche e garantire la massima efficienza e semplicità gestionale per gli operatori. L’analisi dedica particolare attenzione ai settori dell’ospitalità e dei trasporti, sia perché considerati tra i più a rischio di distorsioni e comportamenti fiscali scorretti sia perché paradigmatici, ai fini dello studio dei modelli di business, l’uno delle attività aventi ad oggetto la condivisione di beni, l’altro di quelle aventi ad oggetto prestazioni lavorative.
Come le amministrazioni fiscali possono tenere il passo
Il report suggerisce alle autorità fiscali alcuni percorsi operativi per la costruzione di un apparato normativo ed amministrativo finalizzato alla corretta gestione fiscale del settore all’interno della propria giurisdizione. Particolare rilievo viene data alla necessità di adattare le analisi alla dimensione, alle caratteristiche e ai bisogni dello specifico mercato nazionale.
Partendo dalla consapevolezza che non esistono, allo stato, soluzioni valide in ogni giurisdizione e che le diverse misure devono essere valutate in ragione delle caratteristiche del mercato, del contesto regolatorio di partenza e delle esigenze che si ritiene maggiormente opportuno tutelare, esistono diverse misure adottabili, che spaziano dalla forte semplificazione degli adempimenti, all’imposizione di obblighi di raccolta dati sino all’ipotesi di coinvolgere le piattaforme nella imposizione stessa con o senza responsabilità diretta delle stesse.
Il report suggerisce, infine, di adottare modelli di accertamento fondati sull’analisi del rischio e costruiti utilizzando i grandi volumi di dati disponibili (reperibili anche imponendo obblighi di comunicazione alle piattaforme), nello scambio di informazioni tra le autorità fiscali e nella previsione di apparati sanzionatori efficaci e realmente deterrenti, che possano aiutare a garantire l’efficacia delle misure messe in campo.
fonte:fiscooggi.it