Modellazione Bim, una prospettiva per il catasto del futuro

Modellazione Bim, una prospettiva per il catasto del futuro

L’applicazione alla banca dati sugli immobili di una metodologia propria del processo edilizio potrebbe costituire una significativa innovazione nella trasformazione digitale della Pa

Il Building Information Modelling (Bim) è una modalità di gestione delle informazioni relative all’edificazione e al costruito nel settore dell’Architecture Engineering Construction (AEC). Questo strumento fornisce una rappresentazione tridimensionale degli edifici sulla base di oggetti digitali parametrici (come muri, solai, finestre, tetti), e consente, nello stesso tempo, di gestire le informazioni sull’intero ciclo di vita dell’edificio, dalla sua progettazione alla costruzione, ma anche la successiva manutenzione e l’eventuale dismissione.

Oltre a ciò, il Bim può costituire anche un percorso di innovazione nell’ampio panorama della trasformazione digitale della Pubblica amministrazione, attraverso le sue possibili applicazioni al catasto di un paese. Questa interessante potenzialità di sviluppo è stata indagata ed ampiamente raccontata in uno dei contributi pubblicati all’interno dell’ultima edizione di Territorio Italia, la rivista dell’Agenzia delle Entrate, che ogni anno dà spazio a contributi di carattere scientifico redatti da esperti dell’Amministrazione e del mondo accademico e che spaziano in molteplici ambiti disciplinari, tra cui catasto, gestione del territorio, interoperabilità per le amministrazioni pubbliche, IT applicata al settore immobiliare. Nel contributo Modelli informativi e trasformazione digitale della PA: review sulle applicazioni del BIM per il Catasto in Italia e in Europa, gli autori Vittorio Lucchese, dell’Agenzia delle entrate, Pamela Maiezza, Alessandra Tata e Stefano Brusaporci, dell’Università degli studi dell’Aquila, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile-Architettura, Ambientale presentano ai lettori la metodologia Bim e la sua attuale presenza nel processo edilizio e nelle legislazioni di settore, per poi fare il punto sulle ricerche più avanzate a livello internazionale per quanto riguarda il suo possibile uso dell’ambito catastale ed infine soffermarsi sui vantaggi che può offrire, non solo agli attori del processo edilizio, ma, attraverso il sistema catastale di un Paese, a tutti i cittadini.

Che cos’è il Bim
La modellazione Bim è impiegato nel campo dell’edilizia e consiste nella creazione di un unico modello relativo all’intero ciclo di vita dell’opera. Questo approccio all’edificio, spiegano gli autori, consente un maggiore controllo di ogni suo aspetto e in ogni sua fase realizzativa, minimizzando la possibilità di incorrere in errori progettuali, tant’è che, riconosciutone l’elemento di innovazione digitale, oggi il Bim è presente nelle normative di diversi Paesi, tra cui l’Italia, per quanto riguarda la gestione dei processi edilizi.

Il concetto di Bim, o più correttamente dei “metodi e strumenti elettronici di modellazione”, ricostruiscono gli autori, venne introdotto nella legislazione italiana con il Dlgs n. 50/2016 che ha recepito quanto disposto dalla Direttiva Europea 2014/24/CE, in particolare per quanto riguarda la possibilità, per gli Stati membri, di “richiedere l’uso di strumenti elettronici specifici, quali gli strumenti di simulazione elettronica per le informazioni edilizie o strumenti analoghi”, al fine di promuovere l’innovazione e la digitalizzazione nel mondo degli appalti europeo.

Attualmente il riferimento legislativo vigente in Italia, è il nuovo Codice dei contratti pubblici (Dlgs n. 36/2023) che detta i tempi entro i quali le amministrazioni devono dotarsi di metodi e strumenti elettronici specifici per la gestione informativa degli appalti e la tipologia di interventi da sottoporre a tali metodi, in termini progressivi e in base alla complessità dei lavori.

Gli autori spiegano in particolare che il modello Bim consente l’integrazione all’interno di un’unica piattaforma di tutti gli aspetti del processo edilizio, da quello architettonico a quello strutturale, impiantistico, ma anche economico. Inoltre, inteso nel suo duplice significato di rappresentazione grafica e contenuto informativo, è in grado di dotare di maggiore efficienza il processo edilizio perché consente l’archiviazione e gestione dei dati e delle informazioni all’interno di un unico ambiente digitale, interattivo ed interoperabile, e l’interazione in tempo reale di tutte le figure professionali coinvolte nel processo edilizio, le quali attraverso il modello Bim comunicano tra loro, aggiornandolo e integrandolo con il proprio contributo.

La ricerca si è recentemente focalizzata anche sull’HBIM (Heritage – o Historical Building Information Modelling), con specifico riferimento al problema della rappresentazione di elementi e sistemi del costruito storico, tradizionale, ma anche recente, di difficile standardizzazione e per i quali spesso le informazioni sono carenti e lacunose. Il Bim, infatti, nasce per la progettazione del nuovo, ma, sottolineano gli autori, offre vantaggi anche nella sua applicazione agli edifici già costruiti, per i quali si presentano tuttavia difficoltà peculiari, per esempio riguardo alla conciliazione tra la standardizzazione degli elementi architettonici, propria del Bim, con l’unicità del patrimonio storico già esistente.

Il Bim e le banche date catastali
L’applicazione del Bim al Catasto potrebbe riguardare certamente le nuove costruzioni, alcune delle quali già progettate con questa tecnologia, ma sarebbe soprattutto rivolta all’esistente, che costituisce la maggior parte del patrimonio edilizio.
Si parte dalla considerazione che le banche dati catastali contengono da una parte una rappresentazione del territorio suddiviso in unità elementari, a cui possono essere associate informazioni di vario tipo (nel caso italiano costituita dall’archivio cartografico, in cui il territorio è suddiviso in “particelle”) e dall’altra una rappresentazione dei manufatti (nel caso italiano costituito essenzialmente dall’archivio delle planimetrie) che può variare dalla più diffusa descrizione testuale alle più elaborate elaborazioni informatiche 2D e 3D.

Gli autori illustrano, a questo punto, alcuni casi internazionali di rappresentazione tridimensionale degli immobili nel catasto, ossia i modelli che possono considerarsi la premessa al salto di qualità del Bim, per poi descrivere le soluzioni proposte in ambito scientifico per applicare questa metodologia all’ambito catastale.

BIM e catasto italiano: al centro, il fabbricato
Il tema centrale dell’articolo è, naturalmente, l’applicazione del Bim al catasto italiano. A questo proposito, gli autori sottolineano che la nuova base dati catastale italiana, l’“Archivio dei fabbricati”, ha la sua unità base nel fabbricato, che può costituire il collettore delle informazioni geometrico-grafiche ed amministrative per la gestione del patrimonio edilizio, a vantaggio di tutte le amministrazioni coinvolte e, quindi, dei cittadini.

Il fabbricato potrebbe essere l’oggetto più idoneo per la costruzione e gestione di un modello Bim, da cui si possano dedurre gli elementi geometrici, ma anche i contenuti informativi provenienti da vari enti e soggetti, utili per diverse finalità di carattere amministrativo, strutturale, ambientale.

Si tratta, evidenziano gli autori, di un punto di partenza per molteplici linee di ricerca, da mettere in correlazione con i vantaggi che l’applicazione della tecnologia Bim potrebbe apportare al sistema catastale: in primo luogo, una migliore individuazione dei limiti di proprietà che deriverebbe da una rappresentazione tridimensionale dei fabbricati, ma anche l’ottimizzazione della gestione dei processi amministrativi sugli immobili grazie all’interoperabilità amministrativa di un unico modello informativo e l’istituzione di una forma di storicizzazione delle informazioni relative all’intera esistenza dell’edificio, dalla fase progettuale alla manutenzione e dei suoi “stadi” catastali.

L’esplorazione di questa potenzialità e della sua concretizzazione da parte della ricerca scientifica, concludono gli autori, è ancora aperta, e con la prospettiva per il futuro di fornire ai professionisti e alle amministrazioni elementi utili per migliorare i propri processi e ai policy maker gli strumenti per valutare la possibilità e l’opportunità di introdurre innovazioni normative.

fonte: fiscooggi.it