06 Lug Ocse e Fao report con le prospettive agricole per il prossimo decennio
Secondo il nuovo rapporto “OECD-FAO Agricultural Outlook 2021-2030” «A meno di 10 anni dal 2030, termine stabilito per il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, i governi devono intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi globali in materia di ambiente e sicurezza alimentare».
Fao e ‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sottolineano che «Benché nel prossimo decennio si prevedano progressi verso il conseguimento degli SDG, sempre che vi sia una ripresa rapida dalla pandemia Covid-19, accompagnata da condizioni meteorologiche stabili e altrettanto stabili condizioni politiche, è innegabile che le interruzioni causate dall’emergenza Covid-19 nel corso dell’anno hanno allontanato il traguardo degli SDG per tutti i Paesi del mondo. Tale situazione richiede un’attenzione urgente ai fattori e alle forze che guidano l’andamento dei sistemi agroalimentari».
Il rapporto congiunto fornisce ai decisori politici «Una valutazione concertata delle prospettive decennali per 40 principali prodotti agricoli e ittici a livello regionale, nazionale e mondiale, che analizza i fattori di rendimento nei mercati agroalimentari e concorre a produrre elementi utili per un’analisi e una pianificazione lungimiranti delle politiche. Le previsioni di base contenute nel rapporto descrivono le tendenze attese alla luce delle politiche esistenti ed evidenziano gli ambiti in cui sono necessari interventi aggiuntivi per conseguire gli SDG».
Fao e Ocse prevedono che «Garantire la sicurezza alimentare e un’alimentazione sana per una popolazione in crescita a livello mondiale continuerà a essere problematico. Nei prossimi dieci anni si prevede, sia pure a un tasso rallentato rispetto allo scorso decennio, un aumento annuo dell’1,2% della domanda mondiale di prodotti agricoli, da utilizzare sia come alimenti e mangimi, sia come combustibili e fattori di produzione industriale. Stando alle previsioni, a influenzare la futura domanda saranno l’andamento demografico, la sostituzione delle carni rosse alla carne di pollame nei Paesi ricchi e in molti Paesi a medio reddito, e un’impennata del consumo pro capite di prodotti lattiero-caseari in Asia meridionale. Migliorare la produttività sarà fondamentale per poter nutrire in maniera sostenibile una popolazione mondiale in crescita, che secondo le previsioni dovrebbe raggiungere gli 8,5 miliardi di persone entro il 2030. Degli aumenti nella produzione agricola mondiale previsti nel 2030 si calcola che l’87 percento verrà da un incremento della resa, mentre il 6 percento dall’espansione dell’uso dei terreni e il 7 percento da un’intensificazione delle colture agricole. Analogamente, nel settore dell’allevamento e della produzione ittica una percentuale importante dell’espansione produttiva attesa proverrà da un incremento della produttività, benché si ritenga che nelle economie emergenti e nei paesi a basso reddito un contributo significativo alla crescita della produzione animale verrà dall’aumento delle mandrie».
Le due organizzazioni evidenziano che «Gli scambi commerciali continueranno ad essere fondamentali per garantire la sicurezza alimentare, l’alimentazione e i redditi delle aziende agricole a livello mondiale nonché per far fronte alla povertà rurale. In tutto il mondo in media circa il 20% dei prodotti consumati a livello nazionale è frutto di importazione. Nel 2030 le importazioni dovrebbero rappresentare il 64% del consumo domestico totale in Medio Oriente e nell’Africa settentrionale, mentre si prevede che l’America latina e la regione dei Caraibi esporteranno più di un terzo della loro produzione agricola complessiva».
Nella prefazione del rapporto, il segretario generale dell’Ocse, Matthias Cormann, e il direttore Generale della FaO, QU Dongyu, scrivono che «Abbiamo l’opportunità unica di incanalare il settore agroalimentare su un percorso di sostenibilità, efficienza e resilienza. Se non verranno messi in campo nuovi interventi, l’obiettivo Fame Zero non sarà raggiunto e le emissioni di gas a effetto serra dal settore agricolo aumenteranno ulteriormente. Il provvedimento più urgente è una trasformazione dei sistemi agroalimentari».
Secondo le previsioni, , nonostante si attenda nello stesso periodo un calo significativo delle emissioni per unità di emissione (intensità di carbonio della produzione), nei prossimi 10 anni a livello mondiale le emissioni di gas serra dal settore agricolo cresceranno del 4%, soprattutto a causa dell’espansione della produzione animale.
Il rapporto prevede che «Da qui al 2030 la disponibilità aggregata di prodotti alimentari è destinata a crescere del 4% in tutto il mondo, fino a raggiungere poco più di 3.000 calorie a testa al giorno. Per quanto riguarda il consumo pro capite, l’incremento più rapido tra i principali gruppi alimentari è previsto per i grassi, a causa dell’accresciuto consumo di alimenti trasformati e di alimenti preparati pronti, nonché della crescente tendenza a mangiare fuori casa, due fenomeni legati all’urbanizzazione in atto e all’aumento delle donne nella forza lavoro. La perdita di reddito e l’inflazione dei prezzi dei generi alimentari conseguenti alla pandemia Covid-19 stanno rafforzando questa tendenza».
Le differenze alimentari tra ricchi e poveri xsembrano destinate ad aumentare: «Nei Paesi ad alto reddito non si prevedono incrementi significativi della disponibilità di cibo pro capite, che si attesta già a livelli elevati. Nonostante ciò, l’aumento dei redditi e le variazioni delle preferenze dei consumatori favoriranno il passaggio dai prodotti di base e dagli edulcoranti agli alimenti di più alta qualità, tra cui frutta e ortaggi e, in misura minore, prodotti animali. Nei paesi a basso reddito è atteso un incremento della disponibilità di cibo del 3,7%, pari a 89 calorie al giorno per persona, perlopiù sotto forma di prodotti di base ed edulcoranti. Le difficoltà economiche provocheranno un rallentamento del consumo di prodotti animali, frutta e ortaggi. A fronte della contrazione dei redditi, il consumo pro capite di proteine animali dovrebbe diminuire leggermente nell’Africa sub-sahariana, una regione dove, a giudicare dalle tendenze attuali, entro il 2030 si osserverà un calo dell’autosufficienza per quanto riguarda i principali generi alimentari».
A medio termine, i prezzi dei prodotti alimentari e agricoli saranno influenzati dai fenomeni meteorologici, dalla crescita economica e dalla distribuzione dei redditi, dalla curva demografica e dalle variazioni dei modelli alimentari, dal progresso tecnologico e dalle tendenze politiche. Però, se nel 2020 l’Indice Fao dei prezzi dei prodotti alimentari ha fatto registrare un deciso incremento, si prevede che seguirà un periodo di aggiustamento al ribasso. Il rapporto anticipa che «I prezzi dei prodotti alimentari riprenderanno gradualmente a seguire una traiettoria discendente in termini reali, in linea con il rallentamento della crescita della domanda e con gli incrementi di produttività che non tarderanno a farsi sentire.<»
Il rapporto si concentra sulle tendenze nel medio termine, ma conclude avvertendo che «Nel breve termine un’ampia gamma di fattori può generare le condizioni per una fluttuazione dei prezzi nei mercati agricoli. Per esempio, gli sviluppi osservati nei mercati energetici, che incidono sui prezzi dei mezzi di produzione, e una maggiore volatilità dei prezzi dei cereali, associata a una quota di mercato crescente di alcuni paesi, contribuiscono a creare le differenze tra i prezzi previsti e quelli di fatto rilevati».