09 Gen Opzione donna e tutte le possibilità al femminile per andare in pensione nel 2025
L’ultima legge di Bilancio del governo ha introdotto novità che rendono più facile per le donne andare in pensione nel 2025. Sono stati potenziati benefici e agevolazioni che alcune lavoratrici potevano già sfruttare in passato.
Opzione Donna è una misura che permette alle lavoratrici di andare in pensione anticipata con calcolo contributivo obbligatorio. Anche nel 2025, le lavoratrici di grandi aziende in crisi, licenziate, invalide almeno al 74% con almeno 2 figli, e caregivers che convivono con un parente disabile grave da almeno 6 mesi possono sfruttare questa opzione a partire dai 59 anni di età con 35 anni di contributi. Le invalide e le caregivers senza figli possono accedere all’Opzione Donna a 61 anni, mentre con un solo figlio a 60 anni.
I requisiti anagrafici e contributivi devono essere completati entro la fine del 2024. Inoltre, chi ha maturato 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021 e aveva già 58 anni (lavoratrice dipendente) o 59 anni (lavoratrice autonoma) alla stessa data, può andare in pensione indipendentemente dalla categoria di appartenenza grazie alla cristallizzazione del diritto alla vecchia Opzione Donna.
Le pensioni di vecchiaia per uomini e donne richiedono 20 anni di contributi e 67 anni di età, senza differenze di genere. Tuttavia, per le pensioni anticipate senza limiti di età, le donne hanno un vantaggio: devono raggiungere 41 anni e 10 mesi di contributi, mentre gli uomini 42 anni e 10 mesi.
Le lavoratrici con figli possono beneficiare di ulteriori agevolazioni sia in termini di età di uscita che di calcolo della pensione. Questi vantaggi si applicano solo alle lavoratrici con il primo accredito successivo al 31 dicembre 1995, poiché sono esclusivi delle contributive pure.
Le pensioni per chi rientra interamente nel sistema contributivo, ovvero chi ha il primo accredito di contributi successivo al 31 dicembre 1995, sono calcolate in base al montante contributivo. Questo montante viene rivalutato al tasso di inflazione e poi moltiplicato per i coefficienti di trasformazione, che sono più vantaggiosi quanto più alta è l’età di uscita.
Le lavoratrici possono chiedere all’INPS di utilizzare un coefficiente di uno o due anni migliore rispetto all’età di uscita, in base ai figli avuti. Con uno o due figli, il coefficiente migliora di un anno; con tre o più figli, migliora di due anni. Ad esempio, una lavoratrice che esce a 67 anni potrebbe avere una pensione calcolata con il coefficiente di 68 o 69 anni. Lo stesso vale per le lavoratrici che possono andare in pensione a 64 anni con le anticipate contributive, ricevendo una pensione calcolata con il coefficiente di 65 o 66 anni.
Le donne possono rinunciare al vantaggio del calcolo migliore della prestazione per anticipare fino a 16 mesi l’età di uscita, in base ai figli avuti. Ogni figlio vale 4 mesi di sconto sull’età di uscita per le pensioni di vecchiaia ordinarie, contributive e anticipate contributive, fino a un massimo di 16 mesi.
Le pensioni anticipate contributive a 64 anni con 20 anni di versamenti richiedono un importo minimo, che è inferiore per le donne con figli. Per le donne con un figlio, la soglia è 2,8 volte l’assegno sociale, e per quelle con due o più figli, è 2,6 volte.
Infine, la pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile permette alle donne con un grado di invalidità pensionabile pari almeno all’80% di andare in pensione a partire dai 56 anni, rispetto ai 61 anni per gli uomini.