Ripristino degli ecosistemi: la giornata mondiale dell’Ambiente 2021

Ripristino degli ecosistemi: la giornata mondiale dell’Ambiente 2021

5 giugno 2021, Giornata mondiale dell’Ambiente (World Environment Day ). Ritorna sempre più pressante e urgente vista la deriva tra inquinamento e cambiamenti climatici del pianeta Terra, e quest’anno il tema è “Ripristino degli ecosistemi” nell’ambito della campagna “Reimagine. Recreate. Restore.”, anche in linea con le direttive dell’Unione Europea che spinge l’acceleratore sulla transizione ecologica come colonna portante del Recovery Fund.

Un obiettivo globale, da realizzare entro il 2030

Ogni 5 giugno, dal 1974, si celebra la Giornata Mondiale dell’ambiente. Obiettivi:

  • Si vogliono ispirare gli individui a pensare in maniera più consapevole al modo in cui consumano; a coinvolgere le imprese a sviluppare modelli economici e produttivi sempre più green.
  • Si vuole convincere un numero crescente di agricoltori e produttori di ogni genere alimentare a produrre in modo più sostenibile e rispettoso.
  • Si vuole sensibilizzare i governi a investire quante più risorse possibili nel ripristino degli ecosistemi naturali.

Dal manifesto della giornata possiamo leggere: “Questo è il nostro momento. Non possiamo tornare indietro nel tempo. Ma possiamo coltivare alberi, rendere più verdi le nostre città, rinaturalizzare i nostri giardini, cambiare la nostra dieta e pulire i fiumi e le coste. Siamo la generazione che può fare pace con la natura. Diventiamo attivi, non ansiosi. Siamo audaci, non timidi. #GenerationRestoration”.

Gli esseri umani stanno perdendo e distruggendo le fondamenta della propria sopravvivenza a un ritmo allarmante. Più di 4,7 milioni di ettari di foreste (pari a un’area più grande della Danimarca) vengono persi ogni anno.

Di conseguenza, la perdita dell’ecosistema sta privando il mondo di pozzi di assorbimento del carbonio come le foreste e le torbiere. Le emissioni globali di gas serra sono cresciute per tre anni consecutivi e il pianeta è sulla strada verso un cambiamento climatico potenzialmente catastrofico.

Riducendo l’habitat naturale per la fauna selvatica, abbiamo creato le condizioni ideali per il diffondersi degli agenti patogeni, compresi i coronavirus, come dimostrato dal COVID-19.

E ancora, nell’ultimo secolo metà delle zone umide del mondo è andata distrutta. Fino al 50% delle barriere coralline, poi, è già andato perduto, con il rischio, entro il 2050, di arrivare fino al 90%.