18 Apr Sari Real Time: il Garante boccia il riconoscimento facciale
Il Garante per la protezione dei dati personali ha bocciato quel sistema proposto dal Ministero dell’Interno denominato Sari Real Time, che si vorrebbe adottare per l’identificazione in tempo reale dei cittadini (riconoscimento facciale), in linea con quanto stabilito dal Consiglio D’Europa.
Il sistema che è stato sottoposto all’esame dell’Autorità permetterebbe alle forze dell’ordine di analizzare in tempo reale i volti di soggetti ripresi attraverso una serie di telecamere installate in una determinata area geografica, confrontandoli poi immediatamente con una banca dati predefinita, denominata “watch list”, che può contenere fino a 10.000 volti.
Tramite un algoritmo di riconoscimento facciale, il sistema analizza i tratti somatici delle persone riprese, e se riscontra una corrispondenza con un volto presente nella watch list, genera un alert per richiamare l’attenzione degli operatori delle forze di Polizia.
Si tratta evidentemente di un sistema che “oltre ad essere privo di una base giuridica che legittimi il trattamento automatizzato dei dati biometrici per il riconoscimento facciale a fini di sicurezza, realizzerebbe per come è progettato una forma di sorveglianza indiscriminata/di massa” si legge in un comunicato.
“Una sorta di Grande Fratello, invasivo quindi della libertà e della privacy dei cittadini” spiega ancora il Garante, che “realizzerebbe un trattamento automatizzato su larga scala che può riguardare anche persone presenti a manifestazioni politiche e sociali, che non sono oggetto di “attenzione” da parte delle forze di Polizia”.
Secondo la valutazione di impatto presentata dal Ministero, viene spiegato che le immagini verrebbero immediatamente cancellate.
Ma dal momento che l’identificazione di una persona sarebbe realizzata attraverso il trattamento dei dati biometrici di tutti coloro che sono presenti nello spazio monitorato, si determinerebbe indirettamente una evoluzione della natura stessa dell’attività di sorveglianza, che segnerebbe un passaggio dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale.