04 Apr Stagflazione, il prossimo nemico dell’economia italiana e mondiale
Non è una parola ricorrente nel lessico economico e finanziario di questi tempi, la stagflazione, eppure è probabilmente il prossimo nemico pubblico numero 1 con cui dovremo confrontarci.
Per chi non avesse buona memoria, ricordiamo che la stagflazione ha fatto la sua apparizione importante nella prima metà degli anni ’70, a causa di un repentino aumento del prezzo del petrolio deciso allora dai paesi Opec con l’esplosione della guerra dello Yom Kippur. L’inflazione in quel momento era in fase crescente e, aggiunta ad altri due fattori come una crescita del Pil molto bassa e una indicizzazione del rapporto fra prezzi e salari aveva causato una crisi economica.
Oggi ci troviamo nella stessa situazione, con una differenza perché il meccanismo di indicizzazione, la cosiddetta scala mobile, nel frattempo è stato eliminato quasi dappertutto. Al suo posto però c’è il PNRR che altro non è che un gigantesco meccanismo di debito pubblico, condizionato da una aspettativa di risultati non certi nel lungo periodo, che ha fatto esplodere l’inflazione; e inoltre c’è la guerra Russia-Ucraina che ha tagliato di oltre il 50% fino ad oggi (e non si può prevedere gli sviluppi nel breve e medio termine) la crescita prevista del Pil europeo.
Dal momento che per definizione la stagflazione è lo stato di un’economia che soffre contemporaneamente di un’elevata inflazione e di una crescita bassa o nulla del prodotto, ecco che ci siamo. Per esserne certi senza ombra di dubbio occorre solo che si alzi il tasso di disoccupazione. Dovremo quindi stare attenti agli indicatori economici del prossimo autunno e agli esiti della guerra in corso per capire se una manifestazione di stagflazione dovrà essere affrontata grosso modo a partire dalla fine del 2022 o dal primo trimestre 2023.
L’inflazione, dal 2021 a marzo 2022, è arrivata al 6.7% secondo i dati raccolti dall’ANSA. Il programma del governo italiano di ritornare entro aprile 2022 al Pil precedente l’insorgere del Covid-19 non ha avuto successo. L’aumento dei prezzi delle materie prime e le difficoltà di reperimento delle stesse e della componentistica industriale sono problematiche cui non ci sarà una stabilizzazione nei prossimi mesi. E non è detto che il risparmio delle famiglie dovuto al sostanziale blocco delle attività sociali nei mesi di lockdown possa essere reinvestito (per esempio in viaggi o pasti fuori casa) per il timore di effetti della guerra o per logoramento del potere di acquisto.