UE e riduzione import gas russo: a che punto siamo?

UE e riduzione import gas russo: a che punto siamo?

(di Eduardo Lubrano). A Bruxelles lo scorso 20 luglio è stato presentato il Piano dell’Unione Europea per la riduzione della domanda di gas. Obiettivo del Piano è quello di esser pronti nel caso la Russia decida davvero di interrompere la fornitura del gas facendo sì che le nazioni europee non riescano ad arrivare a riempire gli stoccaggi all’80% entro l’autunno. Il che sarebbe un problema molto serio.

Consumi.

Entro il 31 marzo prossimo i 27 membri dell’Unione europea sono determinati a ridurre il consumo di gas naturale del 15%. Si tratta di un piano concordato all’inizio di agosto per preparare il blocco europeo a un’eventuale interruzione delle forniture russe. La cifra del 15 per cento verrà adeguata ad ogni paese, per cui l’Italia dovrebbe fermarsi al solo 7 % di riduzione dei consumi stessi.

La presidente della Commissione europea.

Ursula von der Leyen ha avvertito che l’Europa deve prepararsi alla “situazione peggiore” per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico e l’import di gas dalla Russia. Secondo la Commissione europea per raggiungere l’obiettivo nei prossimi sette mesi, è necessario risparmiare un totale di 45 miliardi di metri cubi di gas e per fare un esempio, la Germania – che importa circa il 40% del gas russo destinato all’Unione europea – dovrebbe consumare circa 10 miliardi di metri cubi in meno.

La Russia.

Mosca ha ridotto significativamente le forniture negli ultimi mesi, una mossa che l’Europa ha bollato come una misura di ritorsione dopo l’imposizione di sanzioni volte a isolare il Cremlino.  Il pacchetto di misure di deterrenza esclude però proprio il gas naturale, vitale per l’economia del blocco europeo.

Gas, l’elemento base per tantissime cose.

Industria ma anche quotidianità, dal riscaldamento alla cucina. Un problema che non ci siamo mai posti se non in occasione di qualche aumento delle bollette. Ma da febbraio di quest’anno la preoccupazione sulle scorte necessarie ad affrontare il prossimo inverno senza minimamente abbassare il nostro tenore di vita, sono improvvisamente schizzate alle stelle. Colpa della Russia che ha invaso l’Ucraina e delle conseguenti sanzioni dell’Unione Europea che a loro volta hanno portato Mosca a minacciare di chiudere i rubinetti? Pare di sì. Colpa anche di un’informazione che preferisce allarmare invece di informare? Certo.

Un po’ di chiarezza.

La Commissione europea, appena si è palesata la crisi nei rapporti con il Cremlino sull’argomento, ha immediatamente chiesto agli Stati membri di ridurre la domanda di gas a prescindere. Ha proposto di affidarsi ad un coordinamento europeo e di non proseguire più solamente con piani nazionali isolati. Inoltre la Commissione ha suggerito che fosse la Piattaforma per l’Energia istituita con il RePower EU a sovrintendere al compito della gestione del coordinamento ed anche che il gruppo dei Direttori generali energia della Commissione e degli Stati membri, dalla presidenza di turno Ue e, se necessario, dei deputati della commissione Industria dell’Europarlamento, sia il principale organismo per realizzare il Piano. Al Gruppo di coordinamento gas spetterà il monitoraggio.

Sono previste misure di mercato per incoraggiare le imprese a tagliare i consumi da subito, così da evitare interruzioni di attività nei prossimi mesi: contratti flessibili, oppure aste e gare d’appalto che consentano ai consumatori industriali di fare offerte per la riduzione dei consumi, dietro compensazione.

Fonti alternative.

L’idea alla base di questo piano UE è quello di promuove l’uso di tutte le fonti alternative al gas, invitando esplicitamente i governi a posticipare eventuali piani già decisi di dismissione di centrali a carbone o nucleari e sottolineando ancora una volta la priorità per le rinnovabili. L’Esecutivo Ue invita gli Stati a tenere più basso il riscaldamento (19 gradi massimo) e i condizionatori (25 gradi) negli edifici pubblici, dove possibile. E offre linee guida sui settori critici per il taglio delle forniture. Sanità, difesa e parte del settore alimentare vanno considerati come tali.

Eduardo Lubrano