07 Ago UE, un anno di fisco: la pressione sul lavoro è al 40%, troppo alta
Oltre 160 pagine per descrivere lo stato della tassazione in Europa, dal contrasto all’evasione fiscale alle politiche necessarie per garantire un sistema equo, dalla tassazione ambientale a quella del settore digitale. Questi alcuni dei temi su cui si concentra l’Annual Report on Taxation 2022, pubblicato a inizio estate dalla Commissione europea.
Il futuro del fisco europeo tra Covid-19, guerra e NextGenerationEU
Dopo la crisi economica del 2020 causata dall’emergenza Covid-19, l’economia europea nel 2021 aveva quasi raggiunto i livelli pre-pandemia, ma la guerra in Ucraina ha inferto un altro colpo alla crescita economica del Vecchio continente, che in base alle ultime stime nel 2022 dovrebbe attestarsi intorno al 2,7%. Le entrate tributarie, invece, sono diminuite del 3,9% nel 2020, per la prima volta in calo dal 2009. L’agenda fiscale dei Paesi membri è dettata al momento dal piano di ricostruzione post-pandemico, il NextGenerationEU, che prevede per numerosi Stati membri riforme in ambito fiscale, come la digitalizzazione delle amministrazioni tributarie, le misure di tassazione ambientale e quelle sul mercato del lavoro.
Il giusto mix
Il report della Commissione scatta una fotografia generale dei sistemi fiscali degli Stati membri. Secondo l’Ue, la pressione fiscale sul lavoro è in media ancora molto alta, rappresentando il 40% del costo del lavoro, superiore alla media Ocse, che è del 36%. In particolare, il carico fiscale è particolarmente elevato per i lavoratori a basso reddito e per i secondi redditi familiari (che, di solito, sono quelli percepiti dalle donne). Cosa fare? L’Ue indica le possibili direttrici per un cambiamento del sistema fiscale in senso più equo e progressivo: colpire i comportamenti nocivi dei consumatori attraverso le imposte (tasse sulla salute, come quelle sul consumo di tabacco, alcolici e bevande zuccherate), aumentare la tassazione sui capital gain e sulla proprietà, in particolare sulla successione ereditaria. Un’importante leva strategica è sicuramente rappresentata dalla tassazione ambientale, a cui è dedicata un’intera sezione del report, che analizza i vari tipi di imposta (sull’emissione di sostanze inquinanti, sulle fonti energiche, sui combustibili, etc.) che insieme costruiscono il 5,6% del totale delle entrate nel 2020 dei 27 Paesi UE.
Evasione ed elusione nel mirino dell’Ue
Circa 124 miliardi di euro di entrate perse a causa dell’evasione fiscale nel 2018 contro i 46 del 2016, il tax gap Iva (la differenza tra l’imposta dovuta e quella effettivamente versata) pari a 134 miliardi di euro nel 2019. Questi alcuni dei dati sull’evasione fiscale contenuti nel report.
Nel mirino di Bruxelles anche la pianificazione fiscale aggressiva condotta dalle multinazionali. L’Europa è sulla buona strada, sottolinea il report, grazie alla Direttiva antielusione fiscale entrata in vigore nel 2019 e l’adozione del country by country reporting nel novembre 2021 che ha dato un impulso notevole alla trasparenza fiscale. La Commissione, inoltre, il 22 dicembre 2021 ha proposto una direttiva che recepisca nella legislazione Ue l’accordo siglato in ambito Ocse sul secondo pilastro, cioè l’adozione di un’imposta minima effettiva sui profitti delle multinazionali.
Le amministrazioni fiscali nazionali però, evidenza il report della Commissione, devono digitalizzarsi per rendere più semplice l’adempimento spontaneo da parte di contribuenti e imprese e contrastare in modo più efficace evasione ed elusione. Quest’ultima rappresenta infatti, ancora oggi un’importante causa di perdita di gettito per l’Unione europea.
fonte: fiscooggi.it