15 Apr Vini dealcolati: un milione di nuovi consumatori interessati, ma in UE non si possono produrre
“I vini dealcolati sono un’opportunità di mercato che le cantine intendono intercettare: chiediamo una disciplina fiscale ad hoc nel Testo Unico delle accise”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, intervenuto oggi a Vinitaly nel corso del convegno su “Riforma fiscale e il settore vitivinicolo”, alla presenza, tra gli altri, del viceministro del Mef, Maurizio Leo.
Stando alla bozza del decreto del Masaf, il processo di dealcolazione è autorizzato esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol, che oggi le cantine non hanno. Nel merito della riforma fiscale, Frescobaldi ha proseguito: “Dobbiamo cogliere l’opportunità della delega fiscale per introdurre una semplificazione amministrativa nell’ambito della delega fiscale del governo”.
Una indagine, realizzata dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly in collaborazione con Prometeia, ha analizzato l’apporto socio-economico del vino in Italia e su tre territori simbolo (Barolo, Etna e Montalcino), evidenziando l’impatto in caso di una ipotetica estinzione del settore. Secondo Uiv, la competitività e lo sviluppo del settore – la cui scomparsa genererebbe una perdita stimata dallo studio nell’1,1% del Pil italiano – sono minacciate dalle pressioni proibizioniste che influenzano la politica dell’Oms e, a caduta, di molti Paesi (dopo l’Irlanda, ultime in ordine di arrivo, il Belgio e il Canada) e della Commissione Europea. Questo approccio, che tenta di combattere l’abuso di bevande alcoliche attraverso informazioni allarmistiche, imposizioni fiscali e misure che demonizzano il vino, sta condizionando le istituzioni europee che, nei prossimi mesi, potrebbero mettere a rischio il futuro di strumenti fondamentali per lo sviluppo del comparto vitivinicolo, quali i supporti finanziari previsti dalla PAC, le regole sull’etichettatura, gli health warning e la promozione.
E sono proprio questi gli strumenti che, ha insistito il presidente Uiv, possono sostenere la crescita del comparto: “I fondi sulla promozione potrebbero essere utilizzati per studiare meglio i mercati, profilare i consumatori. Fasce giovani e diverse per composizione etnica hanno bisogno di un’attenzione in più: dobbiamo trovare una strada per avvicinarli al nostro prodotto, con soluzioni che ne rilevino l’attenzione al grado alcolico e zuccherino, per esempio. Per fare questo – ha concluso Frescobaldi – bisogna lasciare spazio alla ricerca e alla sperimentazione su prodotti, come i dealcolati, su cui non abbiamo ancora costruito know how. Sarebbe forse un modo per rispondere al problema della sovrapproduzione senza ricorrere ad espianti di vigneti la cui ristrutturazione è costata al nostro Paese 2,6 miliardi di euro di contributi pubblici”.
Fonte: Unione Italiana Vini.